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Liberazione: Scuola Fioroni porta l'obbligo a 16 anni. Durissimo giudizio della Cgil sulla tre giorni di annunci del ministro

«In realtà le uniche parole dedicate agli insegnanti sono di una pesantezza tale da non trovare precedenti neanche nella gestione del Ministro Moratti».

08/09/2007
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Liberazione

Come annunciato, il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni ha presentato ieri la decisione del consiglio dei ministri di innalzare l'età dell'obbligo scolastico fino a 16 anni. «Un'opportunità in più e non una libertà in meno» è stato il commento del ministro. A supporto della decisione, Fioroni ha portato alcuni dati del ministero: nel 2006 il 20,6% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni non ha né un diploma di scuola media superiore né una qualifica professionale: «È un tasso di dispersione e insuccesso che va assolutamente colmato». Su sollecitazione dei cronisti Fioroni ha speso poi anche una parola per il contratto del personale scolastico, in attesa di rinnovo: «Spero che l'Aran definisca presto la situazione. Serve una risposta - ha aggiunto il ministro - che inneschi una inversione di tendenza rispetto alle precedenti politiche». Sulla "rivoluzione Fioroni" ha espresso parole di fuoco il segretario della Flc Cgil, Enrico Panini: «È un insieme disorganico di notizie e di decisioni, spesso di segno contrastante. Si ripristina il tempo pieno ma si tagliano gli organici; si dichiara di voler affrontare il nodo dei debiti formativi ma si espropria la scuola dall'intervento; si parla di rigore ma si introducono provvedimenti aperti all'arbitrio in materia disciplinare per i docenti; si introduce l'obbligo di istruzione a 16 anni ma per ben 9 mesi non si dice niente a nessuno». Panini, nel suo comunicato boccia anche gli interventi di fondo: «Si rilanciano le iniziative per recuperare i debiti formativi, ma affidando a soggetti esterni lo svolgimento dei corsi di recupero; c'è l'apertura pomeridiana delle scuole ma con un affidamento a soggetti esterni; si sottolinea la necessità di rendere moderna la scuola poi si auspica il ritorno alle tabelline (dimenticando che esse sono già insegnate a scuola)». Giudizio finale altrettanto netto: «In realtà le uniche parole dedicate agli insegnanti sono di una pesantezza tale da non trovare precedenti neanche nella gestione del Ministro Moratti».