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Liberazione: «Senza quei ricercatori non potremo mantenere gli impegni presi»

Tommaso Maccacaro, presidente dell'Istituto nazionale di astrofisica

30/09/2008
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Liberazione

Davide Varì

Tommaso Maccacaro, presidente dell'Istituto nazionale di astrofisica non ha dubbi: «Qualora il governo decidesse di confermare la "liquidazione" dei ricercatori stabilizzandi il nostro lavoro sarebbe in grave difficoltà e gli impegni scientifici assunti a livello internazionale sarebbero difficilmente onorati».
Sono voci che arrivano in modo confuso e indistinto quelle che riguardano la mancata stabilizzazione di migliaia di ricercatori. Voci ancora non confermate ufficialmente che, in ogni caso, hanno gettato nel panico la gran parte degli Enti di ricerca italiani.
Tra questi proprio l'Istituto nazionale di astrofisica che da anni realizza e coordina, anche nell'ambito di programmi dell'Unione Europea e di Organismi internazionali, attività di ricerca nei campi dell'Astronomia, della Radioastronomia, dell'Astrofisica spaziale e della Fisica cosmica, sia in collaborazione con le Università che con altri soggetti pubblici e privati, nazionali e internazionali. Insomma, una delle poche eccellenze italiane che rischiano di essere compromesse da questa iniziativa del governo.
In tutto questo il presidente dell'Istituto nazionale di astrofisica vede l'ennesimo segno della decadenza scientifica italiana. «Qualche anno fa ho scritto un libro dal titolo piuttosto chiaro: "La ricerca tradita". Ecco, quel titolo è sempre più drammaticamente attuale».

Professor Maccacaro sembra proprio che il governo abbia deciso di liquidare decine di migliaia di ricercatori. In che misura ne sarete colpiti come Istituto di astrofisica?
Poco meno del 10% dei nostri ragazzi - ragazzi per modo di dire, visto che la gran parte di loro sono persone adulte - lavorano con contratti in scadenza. Il precedente governo aveva previsto un graduale processo di inserimento, di stabilizzazione che, a quanto pare, sarà stralciato. Insomma, di fronte ad un impegno preso in modo formale ora si decide di tornare indietro. Se ci avessero detto che le stabilizzazioni promesse sarebbero state salvaguardate ma che per il futuro sarebbe stato modificato il processo di assunzione a me sarebbe andato bene. Potevo garantire un posto a chi lavora da anni in Istituto e, nello stesso tempo, attrezzarmi per i concorsi. In ogni caso, la cosa migliore, sarebbe quella di mettere gli istituti di ricerca di investire in conformità ai propri fondi.

E la possibilità di assumere in modo diretto che vantaggi comporterebbe?
Se potessimo assumere in modo diretto verrebbero risolti la gran parte dei problemi connessi al precariato. Non solo, io mi troverei nella condizione di dare pari opportunità a tutte quelle persone che hanno deciso, o sono state costrette ad andare nei centri di ricerca esteri. In ogni caso questa mancata stabilizzazione ci priva di persone bravissime. E indubbio che se l'emendamento passasse così com'è ci metterebbe in una situazione molto grave. Saremmo costretti a rinunciare a tantissimi e validissimi ricercatori, al loro contributo spesso centrale. Peraltro vorrei sottolineare che questa decisione non contempla alternative. Se ci avessero detto che non stabilizzano ma fanno concorsi per assumere sarebbe stata un'alternativa valida. Così facendo si elimina un generazione di ricercatori senza appello. Non si può buttare via un lavoro di anni, di decenni in molti casi.

Tra le altre cose, voi lamentate gli effetti a livello internazionale di questa mancata stabilizzazione...
Certo se questi ricercatori dovessero "sparire" domani avremmo enormi difficoltà a mantenere gli impegni assunti a livello internazionale. La nostra partnership con l'Agenzia spaziale, tanto per fare un esempio, sarebbe gravemente compromessa. Noi abbiamo impiegato un certo numero di persone su questi progetti. Un investimento formativo che sarà gettato al vento. Una serie di competenze che non potranno più essere utilizzate. Insomma, un vero e proprio delitto.

E alla luce di questa nuova situazione, qual è a suo avviso la situazione generale della ricerca italiana?
Qualche anno fa ho partecipato alla pubblicazione di un testo interdisciplinare dal titolo piuttosto esplicito: "La ricerca tradita". Ecco, quel titolo è ancora drammaticamente attuale.