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Liberazione: Sindacati sul piede di guerra

Scuola pubblica, la Finanziaria taglia davvero

17/10/2006
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Liberazione

Una rivista di settore fa le pulci alla manovra e “spara”: meno 50mila posti. La viceministra ribatte: sommate mele con pere. Ma i tagli stanno dentro al dimagrimento del pubblico impiego voluto da Padoa Schioppa
Checchino Antonini
Aconti fatti, fatti dal portale Tuttoscuola. com, la scuola perderebbe il 5% del personale. «Ben più di quanto nessuna manovra, in un solo esercizio finanziario, abbia mai previsto». Tanto che sarebbero a rischio la metà delle 150mila stabilizzazioni di precari scaglionate dalla finanziaria nei prossimi tre anni. A rubare posti di lavoro ci sarebbe il meccanismo che innalza il rapporto alunni/classe di 0, 40 punti. E’ un tetto fissato dalle regioni ma, in soldoni, si tratterebbe della sottrazione di un alunno circa per classe. Totale: 19.032 posti da docente in meno e 7.050 tra il personale Ata dal prossimo settembre. «Oltre ad andare nella direzione opposta a quella chiesta da tempo: diminuire le classi per migliorare il servizio», chiarisce la responsabile Scuola della segreteria Prc, Loredana Fraleone. L’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 determinerebbe l’«abbattimento delle ripetenze nei primi due anni di corso delle superiori». Traduzione in cifre di Tuttoscuola: 1455 docenti e 425 Ata in meno solo nel primo anno. Il rientro in classe di docenti specialisti della primaria, gli insegnanti di inglese delle elementari, farà risparmiare altri 8mila posti e 4mila l’anno appresso. Più i 2656 che scompariranno dagli istituti professionali quando l’orario scenderà da 40 a 36 ore settimanali. Infine la riconversione professionale dei docenti in soprannumero determinerà, da settembre, un risparmio di 4617 cattedre. Conto finale: 50.054 posti in meno, 8112 dei quali tra i non docenti. 43200 spariscono dall’organico nel 2007, gli altri 6800 in quelli successivi.
Per ribattere, la viceministro, Mariangela Bastico, ricorre a una metafora da maestra consumata: «Si sommano mele con pere, e non si considerano tre scelte strategiche della finanziaria: l’innalzamento dell’obbligo di istruzione, l’avvio delle sezioni sperimentali “Primavera” per i bambini da 2 a 3 anni e l’educazione degli adulti». Non si dice quanto ma tutto ciò dovrebbe comportare l’aumento degli organici. L’errore di Tuttoscuola starebbe nella contabilizzazione tra i tagli dei soprannumerari che, invece, rimarranno negli organici di Viale Trastevere o dell’amministrazione statale. Così anche gli 8mila insegnanti di inglese non corrisponderebbero a posti in organico ma ad incarichi temporanei fino alla formazione dei docenti titolari e le ore risparmiate nei professionali andrebbero a disposizione delle scuole per progetti di contrasto dell’abbandono scolastico. Infine, le 150mila stabilizzazioni verrebbero date dal turn-over, 30mila l’anno per tre anni, più i posti ricoperti attualmente da personale precario.

I problemi sono «spinosi», continua Fraleone pensando a un altro frutto marcio della manovra, l’abolizione delle graduatorie abolizione delle graduatorie permanenti: i precari sono più di quelli che saranno stabilizzati e bisogna trovare un meccanismo di salvaguardia. Inoltre, l’aumento del rapporto alunni per classe taglia davvero 20mila posti. Anche nell’università, delle 20mila stabilizzazioni di ricercatori precari, previste dal programma dell’Unione, la manovra ne concede appena 5mila. Rifondazione annuncia emendamenti e verdi e Pdci si dicono pronti a non votare una finanziaria che taglia sulla scuola. Se proprio si deve ragionare su come spendere, il socialista Boselli chiede al governo di ragionare su come spendere di più per la scuola pubblica. Il dato di fondo, lo coglie Enrico Panini, segretario della Cgil del comparto, è che quella manovra non investe sulla conoscenza e a convenire sui «tagli inaccettabili» anche i suoi colleghi di Cisl e Uil. «Se fanno sul serio», i Cobas, tramite Bernocchi, li invitano ad aderire allo sciopero del 17 novembre, già convocato. Alla scuola non verranno restituiti i 600 milioni sottratti negli ultimi 4 anni e non c’è una lira per il rinnovo del contratto scaduto da 10 mesi. Non pervenute reazioni di Quercia e Margherita (telefonini staccati e agenzie mute). Il ministro non interviene: prima è a Locri a commemorare Fortugno, e poi a un incontro con un capo di Microsoft. Ma i tagli non sembrano una sua trovata, piuttosto appaiono come un tassello dell’idea fissa di Padoa Schioppa di far dimagrire il pubblico impiego. L’ex banchiere contro Fioroni e Mussi? «Non è un complotto - spiega la senatrice Prc Rina Gagliardi - ma una logica ragionieristica che si contrappone al programma dell’Unione e che conraddice la centralità della scuola e del sapere promessa dallo stesso Prodi».