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Libertà-Solidarietà per il preside Carli/3-"Chi lavora bene non è mai premiato"

Solidarietà per il preside Carli/3 "Chi lavora bene non è mai premiato" Caro direttore, ho seguito con attenzio...

22/06/2005
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Libertà

Solidarietà per il preside Carli/3
"Chi lavora bene non è mai premiato"


Caro direttore,
ho seguito con attenzione la vicenda del preside Carli che, nonostante la professionalità dimostrata negli anni , l'umanità e soprattutto la capacità di creare empatia con allievi e famiglie, dovrà forse abbandonare la scuola a cui tanto ha dato. Purtroppo questo caso non è, come potrebbe sembrare, un'eccezione: a volte, e soprattutto negli ambienti pubblici statali come quello in cui anch'io lavoro, chi lavora bene non è premiato, anzi, spesso diventa vittima dei colleghi che , forse per invidia, forse perché non hanno possibilità di emergere per scarsi meriti propri, si accaniscono a gettare fango su chi invece cerca di fare il proprio lavoro nel migliore dei modi. E' assodato che il fenomeno è molto diffuso tanto che anche il legislatore ha provveduto a riconoscere anche dal punto di vista penale il "mobbing" che altro non è che il creare disagio al lavoratore, facendolo sentire inutile, inadeguato, privandolo della professionalità acquisita, isolandolo nell'ambiente di lavoro in modo da costringerlo a scelte estreme come quella di licenziarsi. Anche a me e ad alcuni colleghi è capitato in passato e sta capitando anche oggi di ritrovarsi all'improvviso in un reparto diverso, con nuove e sconosciute mansioni senza che il dirigente o il capo reparto abbiano ritenuto corretto di informare i diretti interessati& e tutto questo non per motivi di servizio o per il giusto avvicendamento del personale nell'ufficio&, no, è solo per risolvere casi di incompatibilità caratteriale ed incapacità nella gestione del personale che i dirigenti gettano nel gabinetto anni di serio lavoro effettuato in silenzio, senza schiamazzi, anni in cui si è cercato di costruire un rapporto di fiducia e reciproca stima con il pubblico, anni in cui da soli si è cercata e trovata una motivazione per andare avanti nonostante il disinteresse, la mancanza di rispetto e l'incompetenza di chi avrebbe il dovere di guidare un ufficio pubblico, nel quale conta di più il basso servilismo della preparazione e delle capacità. Non è bello a una certa età sentirsi sballottati come un pacco postale senza che nessuno abbia avuto il coraggio di dirti in faccia quale sarà il tuo futuro nel lavoro& Ma le cose vanno così, purtroppo& non stupiamoci poi se nel settore pubblico regna sovrana l'indifferenza ai problemi dell'utenza ed il menefreghismo& anche all'interno degli stessi uffici, tra colleghi, funziona così e, credetemi, è molto difficile trovare dei motivi per andare avanti. Io speriamo che me la cavo.
L. R.
Piacenza