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«Licei ambientali e mense plastic free La svolta ecologica partirà dalla scuola»
La sottosegretaria Floridia e il piano del governo: nuovi indirizzi e 200 istituti a impatto zero
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Valentina Santarpia
Roma Oltre un miliardo di investimenti, 200 scuole nuove interamente efficienti dal punto di vista energetico, nuovi indirizzi di istruzione ispirati all’educazione ambientale, mense plastic free con cibi a «Km 0», orti e alberi autoctoni nei giardini degli istituti, laboratori con esperti. Barbara Floridia, sottosegretaria all’Istruzione M5S, stamattina presenterà il piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole insieme al ministro Patrizio Bianchi.
Un «libro bianco» che rischia di rimanere un piano di grandi promesse?
«Assolutamente no. È un piano per rendere strutturali una serie di scelte e di indirizzi per tutte le scuole, per portarle a adottare nuovi comportamenti. Se si vuole affrontare un cambiamento del genere bisogna partire dai saperi, creare un alfabeto ecologico».
Ovvero? Si introducono nuove materie?
«Non proprio: ma nell’ambito dell’educazione civica prenderà importanza l’educazione ambientale. Pochi sanno cosa siano la bioeconomia, l’economia circolare o che oltre al Pil esista il Gip ( Genuine progress indicator, ndr), che vivere sostenibile significhi vivere il benessere senza inficiare il benessere della generazione successiva. Concetti che entreranno a far parte della formazione dei docenti prima e degli studenti dopo».
Come?
«I docenti saranno affiancati da esperti di Cnr, Ispra, Enea, ma anche dell’Arma dei carabinieri e della Guardia costiera. E non si limiteranno a spiegazioni in aula, ma nei parchi regionali, nelle aree protette, per fare esperienza diretta. È come un insegnante di arte che porta i suoi ragazzi al museo, invece che limitarsi a spiegare i quadri in classe: i ragazzi potranno capire dal vivo che cosa sia la biodiversità, per fare un esempio, comprendendo come l’elemento naturale abbia un’importanza strategica all’interno di un determinato sistema. Questi laboratori partiranno già a settembre, mentre le nuove scuole saranno realizzate entro cinque anni».
Nuove scuole? Non sarebbe meglio mettere in sicurezza quelle vecchie che, secondo Legambiente e Cittadinanzattiva, nel 40% dei casi hanno bisogno di manutenzione urgente?
Mobility manager
Ci sarà in ogni scuola e studierà i flussi del traffico per modulare al meglio percorsi e orari
«Legambiente è proprio uno dei nostri partner, sappiamo bene quali siano queste scuole. E infatti alcuni di questi 200 nuovi edifici saranno realizzati, sulla base delle indicazioni che arriveranno dagli enti locali, per sostituire quelli a rischio: saranno tutti nel rispetto del nZEB (nearly Zero Energy Building, un edificio con consumo energetico pari quasi a zero), e realizzati con circa 800 milioni del Pnrr e altri fondi in arrivo dall’Inail. Questo non toglie che il ministero continuerà a lavorare sulla sicurezza degli edifici esistenti. Ma anche sugli spazi verdi, con piante autoctone nei giardini, orti, e mense plastic free e con cibi a km 0».
Ma anche qui niente potrà realizzarsi senza accordi precisi con gli enti locali: non si rischia che l’idea non diventi mai operativa?
«Certo, ed è per questo che creiamo un apposito “dipartimento” al ministero dell’Istruzione, con un decreto da varare entro l’estate, che faccia dialogare tutti gli interlocutori e permetta di dare seguito alle linee guida. Ma anche di reperire tutte le risorse possibili per dare il via a questa svolta: ad esempio, attingeremo ai 50 milioni del dl sostegni per creare nelle scuole un mobility manager, che studi i flussi di traffico e valuti le esigenze di scaglionamento orario o i percorsi sostenibili da consigliare, come piste ciclabili o pedibus. Sarà un referente che potrà essere individuato tra docenti o amministrativi in armonia con gli enti locali».
La struttura al ministero avrà missione e durata?
«No, sarà fissa e dovrà lavorare anche sulle prospettive, non si fermerà con questo governo. Tra i progetti a cui lavorerà, c’è quello di nuovi indirizzi di istruzione, come i licei ambientali, ma anche Its (istituti tecnici specializzati, ndr) orientati su bioagricoltura, agricoltura di precisione, lavorazione di nuovi materiali».
Non si rischia di viaggiare troppo alti e rivolgersi ad una élite del Paese?
«Guardi, ho lavorato per vent’anni a scuola come insegnante, da Vicenza a Lipari, e ho capito che non c’è Nord e Sud, ma scuole che funzionano e altre che fanno fatica. La scuola è l’infrastruttura culturale del Paese, se inizi a cambiare partendo dagli ultimi, dalla periferia, puoi far scorrere un nuovo modo di abitare il mondo. Anche perché un mondo nuovo non c’è».