Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Lo sciopero degli esami che divide i professori

Lo sciopero degli esami che divide i professori

I professori degli atenei italiani hanno deciso infatti di incrociare le braccia, per ottenere il riconoscimento giuridico degli scatti stipendiali bloccati per cinque anni, come garantito invece a tutto il pubblico impiego ad esclusione degli universitari.

30/08/2017
Decrease text size Increase text size
Il Messaggero

Assenti all'appello d'esame, non gli studenti con il timore della bocciatura ma i docenti universitari in sciopero. E l'esame salta fino alla prossima data. I professori degli atenei italiani hanno deciso infatti di incrociare le braccia, per ottenere il riconoscimento giuridico degli scatti stipendiali bloccati per cinque anni, come garantito invece a tutto il pubblico impiego ad esclusione degli universitari. E così ora dopo anni di proteste, che dal 2014 hanno visto arrivare lettere e appelli fino a 10mila firme alle massime cariche dello Stato, la mobilitazione sta divampando e gli studenti si dividono tra chi non vuole rinunciare agli esami e chi invece cerca una protesta unanime. 
I docenti in agitazione chiedono che vengano sbloccati a partire dal 1° gennaio del 2015 anziché, come è attualmente, dal 1° gennaio 2016 le classi e gli scatti stipendiali dei docenti bloccati nel quinquennio 2011-2015 e chiedono inoltre che il quadriennio 2011-2014 venga riconosciuto ai fini giuridici, con i conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015. Una battaglia che negli ultimi tre anni si è estesa in moltissime università. 
LA PROTESTAIl ministero dell'istruzione negli ultimi mesi ha avviato una serie di incontri fino all'ultimo, il 7 giugno, a cui non è stato dato seguito. E così il malumore è cresciuto tanto che nel momento della proclamazione dello sciopero, il 27 giugno, il documento è stato firmato da 5.444 tra professori e ricercatori provenienti da 79 università ed enti di ricerca diversi. Tutti riuniti nel Movimento per la dignità della docenza universitaria. Si tratta quindi di oltre 5mila docenti, dei 49mila complessivi che insegnano nelle università: più di un professore su 10 ha sposato la causa e ha sottoscritto lo sciopero a cui aderiranno, probabilmente, molti di più rispetto ai firmatari. Una protesta inedita, ma che divide il mondo accademico tra favorevoli e contrari. 
I conti si potranno fare a partire dalla prossima settimana, quando inizieranno le sessioni d'esame, fino a fine ottobre. In che cosa consiste lo sciopero? I docenti hanno annunciato l'astensione dallo svolgimento degli esami durante l'attuale sessione dell'anno accademico 2016-2017, nel periodo compreso tra il 28 agosto e il 31 ottobre 2017. Una forma di protesta che non ha mancato di generare polemiche e preoccupazioni tra gli studenti che temono, per questo, di dover saltare i prossimi esami, che inevitabilmente subiranno rallentamenti. 
Lo sciopero ha una sorta di fascia di garanzia in cui i ragazzi potranno sostenere gli esami: l'astensione riguarda il primo degli appelli, tutti gli esami corrispondenti verranno spostati all'appello successivo che si terrà regolarmente. Laddove è previsto un solo appello, ne verrà richiesto uno straordinario dopo il quattordicesimo giorno dalla data dello sciopero. 
LA PREOCCUPAZIONESaranno inevitabili e fisiologici, però, i disagi che nasceranno soprattutto nelle facoltà maggiormente affollate in cui un solo appello potrebbe scatenare un'affluenza difficile da gestire. Di qui le preoccupazioni degli studenti. «Questo sciopero - ha dichiarato Andrea Torti, coordinatore nazionale di Link-Coordinamento Universitario - si inserisce in un contesto drammatico: in dieci anni l'università italiana ha perso più di un quinto di studenti, personale e docenti. La didattica ne è uscita dequalificata ma non neghiamo che l'astensione dal tenere gli esami produce contrapposizioni con gli studenti, che si sentono lesi dalla forma di sciopero scelta dalla componente docente. È necessario allargare la protesta a tutti coloro che vivono l'università, siamo pronti alla mobilitazione: chiediamo ai docenti scioperanti di convocare con noi studenti assemblee per ogni appello perso o rimandato». 
Lorena Loiacono