Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Ma così le classi diventano parcheggi

Ma così le classi diventano parcheggi

di Silvia Vegetti Finzi

03/03/2011
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

 redo che i nostri ragazzi siano profondamente amati e che, come adulti, ci sentiamo in colpa per non essere in grado di offrire loro tutte le opportunità di cui abbiamo fruito noi. Indubbiamente viviamo in un’epoca di crisi, dove il lavoro è poco, frammentato, precario, mal retribuito e spesso inadeguato al titolo di studio conseguito. Ma reagire all’eclisse del futuro declassando la scuola superiore equivale a comportarsi come chi solleva una pietra per lasciarsela cadere sui piedi. Mai come adesso i ragazzi hanno bisogno, per non cedere allo sconforto e all’apatia, di trovarsi ad affrontare mete valide e percorsi significativi. Se priviamo il percorso di studio di prove in grado di valutare l’apprendimento e l’impegno, ne faremo un parcheggio insensato. Ai pochi che studieranno per passione faranno riscontro i molti che attenderanno il suono finale della campanella. La bocciatura rappresenta sempre una sconfitta ma non è una tragedia. Può costituire l’occasione per recuperare il tempo perduto, anche in termini di maturazione personale. Se si evita all’età evolutiva di vivere qualsiasi frustrazione s’impedisce all’apparato psichico di elaborare i necessari anticorpi contro la disperazione. Non si diventa adulti senza affrontare qualche delusione, senza superare momenti di crisi. I corsi di recupero poi, se non prevedono valutazioni e sanzioni, rimangono privi di motivazioni, inutili parcheggi. Sottrarre agli insegnanti la possibilità di bocciare significa farne dei guardiani piuttosto che degli educatori. Certo lo spirito dell’educare non consiste nella punizione, ma la comunità scolastica esige, come tutte le società, di essere retta da norme giuste, capaci di riconoscere i meriti e sanzionare i demeriti. Una scuola che rinuncia a giudicare, che opta per una indistinta tolleranza, rischia di favorire alternative elitarie, che premiano più il censo del merito.