Mamme e figli insieme nei cortei. E tutti quei saluti dalle finestre
TITO RUSSO COORD. NAZIONALE UNIONE DEGLI STUDENTI
La macchina del fango è saltata, con buona pace dei Gasparri e dei vari untori che in queste giornate hanno sparato ad alzo zero su di noi «facinorosi» e «assassini ». Le mamme non hanno ascoltato il consiglio e hanno accompagnato massicciamente i figli alle manifestazioni, ennesime dopo tre mesi di lotta che hanno visto il movimento studentesco capace di imporre l’agenda politica in un’Italia che dopo oltre 20 anni impara a interiorizzare il declino di un berlusconismo allo stremo. Chiedetelo agli oltre 40.000 di Roma che hanno bloccato l’autostrada, chiedetelo a quel serpentone che ha attraversato le strade di una periferia lasciata a sé stessa dai palazzi che contano. Chiedetelo a coloro che dalle finestre ci lanciavano acqua e biscotti o alle centinaia di cittadini e lavoratori che dalle finestre delle case e dei capannoni industriali ci hanno salutato e ci hanno urlato «Siamo con voi». Gli spettri sono stati allontanati quando ci giunge la notizia di un operaio morto sul lavoro alla Sapienza e ci torna alla mente la rabbia di un Paese governato dalle ingiustizie e da una maggioranza che, infischiandosene della società reale in movimento, legifera su tabelle economiche truccate, tradendo un’incapacità di gestione della crisi occhieggiando a chi l’ha provocata e trincerandosi dietro i blindati. Li abbiamo lasciati soli alla loro miseria e ci siamo ripresi le città. Le stesse città che abbiamo bloccato per settimane, denunciando non solo la contrarietà al ddl, al riordino, al collegato lavoro. La Generazione P. non arretra e rilancia sotto le festività una mobilitazione più generale legata alle condizioni disumane attorno a cui stanno tentando di disegnare il nostro futuro, colpendo formazione, lavoro e beni comuni.Mail meccanismo è saltato, ci ritroveremo a gennaio e saremo ancora più determinati nel nostro grande obiettivo: riprenderci il futuro trasformando le pieghe del presente e restituendo dignità alla parola “politica”. Ambiziosi? Ormai è risaputo che la gente come noi non molla mai.