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Manifesto-"Abrogare non basta"

"Abrogare non basta" Docenti a convegno: che scuola vuole la sinistra? La riforma della destra nasconde un progetto culturale. Ne è convinto il Tavolo "Fermiamo la Moratti". Che lancia un appello...

06/02/2006
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il manifesto

"Abrogare non basta"
Docenti a convegno: che scuola vuole la sinistra?
La riforma della destra nasconde un progetto culturale. Ne è convinto il Tavolo "Fermiamo la Moratti". Che lancia un appello alla politica
CINZIA GUBBINI
ROMA
Subito l'obbligo scolastico fino a 16 anni, nei primi giorni del nuovo governo. Con l'obiettivo di arrivare fino a 18. Una scuola così concepita, però, deve rivoluzionare le basi esistenti. La sfida, dunque, è principalmente culturale, e di alto livello. Solo così può funzionare, altro che riforme organizzative. Ne sono tutti fermamente convinti, quelli del Tavolo "Fermiamo la Moratti". Un'esperienza che ha preso vita a partire dai movimenti scatenati dalla riforma voluta dal centrodestra, e che però nel tempo ha riacceso un dibattito a lungo sopito: qual è la scuola che vogliamo, quella che serve veramente al giorno d'oggi? Per questo ieri a Roma il Tavolo ha organizzato un incontro lungo un giorno intero, a metà tra la riflessione e l'appello alla politica. Eloquente il titolo: "Primo: abrogare la Moratti. Secondo:...Proposte e idee". L'appello del Tavolo è chiaro: garanzia di tempi distesi, estensione del tempo pieno e prolungato, rilancio dell'autonomia scolastica come luogo di responsabilità e di partecipazione, sviluppo della ricerca e della riflessione per il corpo docente. E ancora lotta all'analfabetismo scientifico e alla generale corsa alla privatizzazione non soltanto organizzativa, ma anche culturale. La mattina, quattro relazioni, introdotte da Antonia Sani dell'Associazione Scuola della Repubblica, hanno dato il via ai tavoli di lavoro. Nel pomeriggio le conclusioni, e poi l'intervento delle forze politiche (assenti Margherita e Udeur, ma la rappresentante del partito di Mastella ha inviato un messaggio, spiegando di essere malata). I tavoli sono stati attraversati da ampi dibattiti, a partire da quello - sempre presente e acceso - sulla necessità di intendersi bene sulla formazione professionale (da escludere comunque fino a 16 anni) il cui rifiuto non deve, però, negare il valore del lavoro. E ancora, la necessità di riconoscere la pari dignità di tutte le discipline e la corresponsabilità del gruppo docente, che sin dalla sua formazione deve essere messo in grado di sviluppare capacità di ricerca. Ci sono alcuni modelli culturali striscianti da contrastare, ha sintetizzato Vittorio Cogliati Dezza, responsabile scuola di Legambiente, come quella secondo cui per creare eccellenze è necessario "potare" alla base, mentre invece "perché la piramide diventi più alta è necessario allargarla, la base", come anche l'idea per cui la privatizzazione del rapporto di lavoro (leggi chiamata diretta del preside) sia di per sé sinonimo di qualità. E sull'abrogazione della riforma? Walter Tocci (Ds) nel suo intervento ha ribadito che è necessario abrogare quelle parti della riforma che cozzano con il progetto di scuola del centrosinistra - che non si discosterebbe da quello individuato dal Tavolo. L'intervento di un genitore del Tavolo fiorentino, Alessandro Margaglio, ha però posto un problema legislativo: per abrogare i decreti attuativi della riforma sarà necessario approvare delle leggi, con tutti i passaggi parlamentari necessari. Potrebbe passare del tempo. Nel frattempo la legge 53 - ovvero il dispositivo della riforma - continuerebbe di fatto ad operare. Perché, allora, non intervenire alla radice e abolire subito, e in modo secco, proprio la legge 53?