Manifesto: Assunzioni nella scuola università penalizzata
150 mila insegnanti assunti in tre anni. Graduatorie permanenti bloccate dal 2010. L'obbligo scolastico si alza fino a 16 anni. Capitolo ricerca: 300 milioni
Ci. Gu.
Il peggio sembra scampato. Almeno per quanto riguarda la scuola. Nel lunghissimo consiglio dei ministri di ieri si racconta di un Beppe Fioroni, ministro dell'istruzione, asserragliato «con l'elmetto». Qualcosa è riuscito a strappare. Prima di tutto: l'assunzione di 150 mila docenti precari in tre anni e di 20 mila Ata (personale tecnico e amministrativo). E in più: nessun intervento sulle pensioni. Chi può, si ritirerà dal lavoro dal 1 settembre 2007. E per quanto riguarda le classi più «affollate» - cioè l'innalzamento del numero di studenti - dopo aver parlato di un innalzamento tra lo 0,2% e lo 0,6%, ci si sarebbe attestati su uno 0,4%. Che significa? In media si dovrebbe passare da 19,6 alunni per classe a 20. Ma ovviamente bisognerà valutare qual è l'impatto su un territorio molto diversificato come quello italiano.
Molto più fumosa la situazione dell'università e della ricerca. Sembra che qualche fondo per finanziare la ricerca alla fine sia stato tirato fuori (si parla di 300 milioni di euro). Ma tutti aspettano di vedere le tabelle. L'annoso problema dei ricercatori precari nelle università non ha trovato una soluzione convincente, almeno per ora: in ingresso, non ce ne sarebbero. Ma sembra che il ministro per l'università e la ricerca Fabio Mussi si sia impegnato a trovare soluzione nell'iter della finanziaria. Non un problema di soldi, lasciano filtrare, ma la necessità di studiare a fondo le varie tipologie di ricercatori «per non lasciarne fuori nessuna». Ma si tratta solo di indiscrezioni, perché il capitolo dell'istruzione superiore sembra rimanere quello più penalizzato nell'universo della formazione. Al via invece per gli enti di ricerca la possibilità di impegnare fino all'80% del loro budget se riescono a trovare investitori privati o pubblici.
Per tornare alla scuola, settore i cui sindacati avevano già minacciato lo sciopero se si fosse parlato di tagli, visto il quinquennio di lacrime e sangue firmato Letizia Moratti. Le assunzioni dunque ci sono, su un piano triennale. Si prevede però il blocco delle graduatorie permanenti a partire dal 2010. Fronte edilizia scolastica: ci sarebbero 30 milioni di euro. Ma l'éscamotage partorito in consiglio dei ministri prevede piani di rifinanziamento su tre anni che vedano impegnati lo stato per un terzo, le regioni per un altro terzo e infine comuni e province. Solo le regioni e gli enti locali che firmeranno questo patto otterranno una proroga per la messa a norma degli istituti fino al 2009. Altra novità, a lungo attesa e caldeggiata: l'obbligo scolastico si alza a 16 anni, anche se bisognerà vedere la formulazione finale perché, a quanto pare, non si tratterebbe di un «obbligo puro». L'autonomia scolastica viene potenziata, nel senso che ora le scuole dovranno gestire da sole i soldi per il funzionamento amministrativo e dei servizi. In pratica i soldi per pagare le supplenze, o le pulizie, non verranno più dal ministero. Se gli istituti riusciranno a risparmiare, potranno reinvestire i fondi. All'uopo il capitolo dell'autonomia è stato alzato a 2 miliardi e 700 mila euro. 100 milioni di euro sarebbero stati stanziati (ma la cifra non è certa) per permettere alle scuole di restare aperte il pomeriggio, un intervento che dovrebbe aiutare a combattere la dispersione scolastica. Per i più piccoli, arrivano le «classi primavera»: i bambini dai due ai tre anni saranno inseriti in sezioni a parte e non più con i bambini fino ai cinque anni.
Insomma, dove sono i tagli? Si risparmierà, tanto per cominciare, sugli insegnanti specializzati in lingua inglese alle scuole elementari. Si riconvertiranno gli insegnanti non idonei verso la pubblica amministrazione (20 mila prof). L'Indire e l'Invalsi dovrebbero diventare un unico ente, mentre spariranno i consigli di amministrazione degli istituti regionali. Cancellati 21 enti di servizio. I revisori dei conti saranno ridotti da 3 a 1 in ciascun istituto.
Infine, ancora l'università: ieri pomeriggio si parlava molto di un risparmio sulla contingenza riconosciuta ai professori universitari. Mentre è stato confermato il decreto, molto caro a Mussi, della eliminazione delle convenzioni con le pubbliche amministrazioni per le lauree «facili».