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Manifesto-Atenei italiani, via alla protesta

Atenei italiani, via alla protesta L'università si mobilita contro il ddl Moratti Rettorati occupati, blocco della didattica e degli esami. Oggi, sit-in a Montecitorio dove è iniziato l'esame de...

22/02/2005
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il manifesto

Atenei italiani, via alla protesta
L'università si mobilita contro il ddl Moratti
Rettorati occupati, blocco della didattica e degli esami. Oggi, sit-in a Montecitorio dove è iniziato l'esame del disegno di legge che legittima la precarietà
IAIA VANTAGGIATO
Gli atenei italiani alzano gli scudi contro Letizia Moratti ed il suo disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti. Ed è un'unica e grande mobilitazione quella che si snoda dal nord al sud del Paese, con occupazioni simboliche dei rettorati, sospensione della didattica e blocco degli esami sino al 25 febbraio prossimo. Incrociano le braccia i docenti, i ricercatori e gli studenti della Statale di Milano, della Federico II di Napoli, di Cagliari, Bologna, Perugia, Potenza, Bari, Lecce, Palermo, Salerno e Roma (dove entrano in stato di agitazione Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre) mentre a Trieste sarà solo il maltempo ad impedire la protesta. E oggi - in attesa dello sciopero generale della docenza e dei lettori di lingua straniera previsto per il 2 marzo - si terrà un sit-in davanti a Montecitorio dove è iniziata ieri sera la discussione del ddl targato Moratti. Un sit-in al quale parteciperanno - nonostante il palese boicottaggio della prefettura - docenti e ricercatori provenienti da tutta Italia e ai quali Moratti si affrettata a dire: "Stiamo lavorando per dare certezza all'università e abbiamo ripreso l'iter del ddl ascoltando le esigenze espresse dalla Conferenza dei Rettori e dal Consiglio universitario nazionale".

Mai rassicurazione apparve più minacciosa. Secondo l'Andu (l'associazione nazionale docenti universitari), né la Crui - la cui presidenza collabora da mesi col dicastero di viale Trastevere - né il Cun possono essere infatti considerate "istanze rappresentative dell'univesità". E non solo. Le modifiche al ddl apportate sulla base delle loro richieste andrebbero addirittura nella direzione opposta rispetto a quella auspicata dal sistema universitario. "Il governo - è il giudizio dell'Andu - si ostina a non riconoscere la forza e le richieste di un movimento di protesta che esprime la volontà dell'intero mondo universitario e che si riconosce nelle posizioni delle organizzazioni unitarie della docenza".

Al centro della mobilitazione, la messa in esaurimento del ruolo dei ricercatori costretti - se già strutturati - ad "accontentarsi" del ruolo di professore aggregato (figura fumosa della quale nessuno sa definire i contorni e altrimenti detta "terza fascia") o - se precari - condannati a vita a contratti a tempo determinato. Gli stessi cui sono destinati coloro che - se il ddl venisse approvato - decidessero da ora in poi di fare i ricercatori. Nell'occhio del ciclone anche l'annullamento della distinzione - per i docenti ordinari - tra tempo pieno e tempo definito: un modo come un altro per mettere sullo stesso pieno chi all'università si dedica per intero e chi divide il suo tempo tra l'accademia e un elegante studio da libero professionista.

"Quello del governo - è il giudizio di Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil - è un provvedimento inaccettabile e deve essere ritirato. Perché aumenta la già enorme precarizzazione e nulla innova rispetto a una stagione segnata da tagli nelle risorse destinate all'università". Riforma da rifare anche per il capogruppo Ds alla Camera Luciano Violante che invita il ministro dell'istruzione a non insistere per l'esame in aula del provvedimento - "cui manca ancora il parere della Commissione Bilancio e sul quale si annunciano numerosi emendamenti anche da parte della Cdl" - e ad ascolatare piuttosto le ragioni della protesta dei docenti. Critico pure il verde Mauro Bulgarelli che definisce il disegno di legge, "l'esempio lampante dell'autoritarismo dirigenzialista del governo".

Quanto ai rettori, si sono registrate - nella giornata di ieri - reazioni diverse. Il caso più eclatante, alla Sapienza di Roma dove il rettore Renato Guarini - peraltro membro del Cun - si è rifiutato di ricevere una delegazione di ricercatori: "Sono critico nei confronti del ddl - ha affermato - tanto che ho avviato una settimana di consultazioni e organizzato un tavolo tecnico. Ma ritengo che il confronto democratico sia l'unico modo per risolvere i problemi e non accetto pressioni alcune". Un comportamento ritenuto inqualificabile dalla professoressa Carla Cioni, docente di biologia molecolare, secondo la quale Guarini non avrebbe rispettato gli impegni presi in campagna elettorale - "cioè dar voce all'intera università sul decreto in discussione alla camera" - e definito "dilazionatorio" da Massimo Costantino, rappresentante dell'Unione docenti universitari. Rammarico e delusione per il mancato incontro ha espresso anche il Coordinamento ricercatori universitari della Sapienza: "Il Rettore si è trincerato dietro a dichiarazioni di principio riguardo ai contenuti della legge e nonostante l'urgenza e la necessità di una immediata presa di posizione". A Roma - e a differenza di altri atenei - non c'è stato blocco della didattica né sospensione degli esami mentre si è rinsaldato il fronte che vede combattere insieme ricercatori precari e studenti. Che chiedono ai primi - onde evitare pericolose derive corporative - di allargare l'area della protesta. Di segno inverso rispetto a quello di Guarini, l'atteggiamento del rettore dell'ateneo palermitano Giuseppe Silvestri che ha ribadito la necessità "di far sì che i migliori cervelli siano attratti dall'università mentre questa riforma va nella direzione opposta".