Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto: «Basta, ormai questo paese ha dichiarato guerra all'intelligenza»

Manifesto: «Basta, ormai questo paese ha dichiarato guerra all'intelligenza»

RICERCATORI Università di Milano: i precari della conoscenza si confrontano in assemblea e cercano strategie comuni contro la crisi

04/03/2009
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Mariangela Maturi MILANO

Nel giorno in cui la Cgil lancia l'allarme per i precari della scuola (a cui aggiungere tirocinanti, stagisti e borsisti), loro a Milano salgono in cattedra e si raccontano. All'incontro «Universi precari» partecipano le galassie dei «precari della conoscenza»: ricercatori, giornalisti, redattori editoriali. Alcuni di loro vengono anche dalle agenzie pubblicitarie, dalle telecomunicazioni, dai teatri. Li accomuna tutti l'intramontabile condizione di precariato in cui vivono.
Il «gruppo biblioteche» dell'università Statale, che ha prodotto paginate di dossier sull'inconsistenza di diritto allo studio per gli studenti lavoratori, ha organizzato il dibattito: «Abbiamo pensato di invitare chi è già nel mondo del lavoro per capire verso che destino andiamo anche noi». E i precari del mondo della conoscenza hanno spiegato cosa li aspetta, ragionando su cosa aspetti anche chi precario lo è già a tutti gli effetti. Simona è redattrice editoriale. «Voi studenti usufruite quotidianamente di libri. Vi siete mai chiesti chi lavora alla produzione di un testo oltre ad autore, curatore ed editore? Siamo noi, totalmente invisibili». I redattori affiancano gli autori nella stesura del manoscritto, curano il progetto grafico, controllano impaginazione, bibliografie, traduzioni. Non solo i loro nomi non compaiono nei colophon, nei frontespizi e nelle copertine dei libri. E sono quasi tutti precari. Si sono autocensiti: quasi tutti hanno fra i 30 e i 40 anni (pochi anni fa a quell'età si era in ben altra condizione lavorativa), il 60% di loro guadagna meno di mille euro al mese e altrettanti hanno un mutuo da pagare. E il 54% non ha alcuna fiducia nelle organizzazioni sindacali: «Ci lasciano soli, non siamo rappresentati. Considerato quanto lavoro si investe sui precari, è una contraddizione che non si affrontino le nostre esigenze». Intervengono Francesca e Mimmo, della rete dei «diversamentestrutturati», ossia dottorandi, ricercatori e docenti a progetto delle università. Raccontano della carta europea dei loro diritti: affitti agevolati, contributi previdenziali, indennità di disoccupazione. «Mai viste - raccontano - se da noi sei una dottoranda senza borsa di studio, non hai neanche diritto alla maternità». Fortunatamente, qualche caso atipico esiste: il rettore dell'università di Pavia ha comunicato che su richiesta di dottorandi e ricercatori precari nominerà un delegato ai rapporti con il precariato scientifico.
Ci sono i precari della scuola pubblica, che contestano la legge 133 e il ddl Aprea: «Elimina le graduatorie per le assunzioni, riduce le scuole a fondazioni, trasforma il consiglio d'istituto in un consiglio d'amministrazione», spiegano. Contro lo smantellamento della scuola, hanno organizzato per oggi pomeriggio un presidio davanti al provveditorato. Cristina, giornalista precaria, ben riassume: «Sembra che questo paese abbia dichiarato guerra all'intelligenza». Poi la proposta: condividere un manifesto e una carta dei diritti dei lavoratori precari, di cui è già stata stesa una prima bozza, per creare degli appuntamenti itineranti. «Tra di noi, neppure ci conosciamo. Ognuno fa il suo lavoro chiuso fra quattro mura, e la tecnica del divide et impera ci impedisce di creare un fronte comune. Superiamo l'ostacolo, inventiamo strutture di confronto e diamo consigli a chi sta ancora studiando».
Precariamente, amano il loro lavoro e cercano il modo di sopravvivere con mutui, figli, speranze e illusioni senza perdere nulla di ciò lungo la strada. Uno studente esce un po' tramortito dall'incontro. Ma la consapevolezza della propria condizione presente e futura è sempre terreno fertile su cui lavorare.