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Manifesto: Cisl versus Cgil: due diverse idee di sindacato

non si tratta di una pura questione semantica. Ma di materia viva, che investe senso e modi della democrazia

20/09/2008
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il manifesto

COMMENTO
Fr. Pi.
La divisione tra i sindacati confederali nella vicenda dell'Alitalia ha evidenziato una differenza di visione sul ruolo del sindacato che merita attenzione. Nella lettera inviata a Roberto Colaninno (presidente della Compagnia aerea italiana, che avrebbe dovuto rilevare il vettore nazionale), il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha sottolineato che - pur confermando «la nostra adesione e la nostra firma all'accordo quadro concluso nella notte di domenica» (da cui erano state escluse le altre cinque sigle non confederali) - invitava la controparte «a riflettere sul fatto che si tratta di lavoratori e lavoratrici in maggioranza non rappresentati dal sindacato confederale e questo pone un problema delicato di regole e rappresentatività». Con ciò la Cgil riconferma l'idea che il sindacato confederale debba rappresentare l'insieme dei lavoratori e che, quando ciò non sia possibile, debba rispettarne la volontà (di solito espressa attraverso altre organizzazioni). Al contrario, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dalla tribuna televisiva di Bruno Vespa, ha spiegato che il suo sindacato difende solo i propri iscritti . In molti posti di lavoro una simile prassi è decisamente evidente (in termini di carriere, turni, permessi, premi, ecc); e non molto apprezzata. Nonostante questo limite, pretende comunque di firmare accordi validi per tutti . Le due cose non stanno insieme neppure col miglior mastice. Tanto più nel caso dell'Alitalia, dove senza il consenso delle categorie centrali nel core business aereo - piloti in primo luogo, ma anche gli assistenti di volo - semplicemente non si lavora. Non è questione di «privilegi» (andati quasi tutti persi in 20 anni di ristrutturazioni), ma di centralità di alcune competenze. Un pilota di Airbus, per dire, non può essere sostituito da uno di Boeing (se non dopo adeguata formazione); men che meno da «piloti militari», come suggerito da qualche peone del centrodestra. Va aggiunto che, nel pomeriggio di ieri, sia Renata Polverini (segretaria dell'Ugl, il sindacato legato ad An) che Luigi Angeletti (segretario generale della Uil) - entrambi favorevoli all'accordo con Colaninno - hanno cominciato a dire «sono tutti i lavoratori di Alitalia che devono decidere del loro futuro: a loro spetta valutare se accettare o respingere il piano della Cai». Dopo quello che si è visto anche in tv (i lavoratori che applaudono al ritiro di Colaninno & co.) si potrebbe pensare che i due vogliano indire un referendum. Cosa buona e giusta sempre, però, specie quando si sta per firmare una «riforma del modello contrattuale» che esclude - sia per questo testo, che per qualunque altro in futuro - il ricorso alla consultazuione di tutti i lavoratori «coperti» da un accordo o contratto. Lo stesso Bonanni, nel tentativo di convincere Epifani alla retromarcia, ha affermato che «non si era mai visto un sindacato d'accordo sul piano industriale, ma non poi sul resto; e il tutto in alleanza con i più corporativi». Nell'uso comune questa parola sta ad indicare i sindacati «professionali», come quelli dei piloti. In quello storico, invece, indica quei sindacati «di regime» - come quelli di epoca fascista - che firmavano gli accordi in nome e per conto dei lavoratori, tutelando soltanto gli iscritti (al partito e al sindacato «ammesso»). Com'è evidente, non si tratta di una pura questione semantica. Ma di materia viva, che investe senso e modi della democrazia.