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Manifesto: Dichiarazione di guerra.

Silvio Berlusconi ha perso la calma e anche la ragione. Il sorriso si trasforma in ghigno.

23/10/2008
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il manifesto

Silvio Berlusconi ha perso la calma e anche la ragione. Il sorriso si trasforma in ghigno. Accade di fronte al dilagare di una nuova soggettività politica, di un tumultuoso movimento che in tutta Italia trascina centinaia di migliaia di persone. Un movimento tutt'altro che ideologico, attento, fin nel dettaglio, al merito delle questioni, determinato, giovane. Qualcosa che rompe con la schermaglia di alterne blandizie e villanie che occupa la scena politica italiana.
È un fenomeno che il governo cerca penosamente di ricondurre all'estrema sinistra e ai centri sociali, del tutto incapace di comprendere quanto enormemente ecceda queste realtà. Un fenomeno contro il quale si schianta il mondo virtuale dei sondaggi e delle televisioni di regime. Questa scoperta genera il panico e il panico genera una dichiarazione di guerra in piena regola: la questione si risolverà a colpi di manganello, le forze di polizia saranno inviate a riconquistare e presidiare il territorio nemico, le università e le scuole italiane occupate.
Persino nella Spagna franchista, fece scandalo l' ingresso della Guardia civil nell'università di Madrid nel 1968. E alla Spagna franchista questo paese comincia a somigliare fin troppo, più ancora di quanto Berlusconi, come lo si accusa dalle stesse file del Pd, assomigli allo Scelba del 1960. Il linguaggio del premier è di inusitata durezza: gli studenti in lotta vengono equiparati a una minoranza criminale, le cui gesta, gonfiate da una montatura mediatica, sarebbero strumentalizzate dalla sinistra. La conferenza stampa del presidente del consiglio rivela, senza più reticenze tutta la violenza insita nell' idea di governo che ispira il suo schieramento. E funziona immediatamente da moltiplicatore delle lotte. Tutto indica che le occupazioni, i cortei, le assemblee permanenti dilagheranno nei prossimi giorni in tutto il paese. Per le stesse autorità accademiche non sarà facile digerire un rapporto con il governo fondato sul diktat e sugli interventi di polizia, sull'infallibilità della «riforma» e sulla pura e semplice cancellazione delle voci di protesta che si levano dalle scuole e dalle università. Un blocco generalizzato della didattica si fa ogni giorno più probabile. E a quel punto la crociata di Berlusconi e Gelmini avrà ottenuto il risultato di mettere seriamente a repentaglio l'anno accademico e scolastico. Di fronte a una simile prospettiva anche il Pd ha dovuto rompere il silenzio e frapporsi tra gli studenti e il ministero degli interni. Ma dovrebbe essere consapevole che se il Cavaliere, come minaccia, passerà alle soluzioni repressive, non potrà tirarsi indietro. I movimenti riconducono sempre all'asprezza della realtà.