Manifesto: Difendiamo l'istruzione dalla guerra
TAVOLA DELLA PACE
Flavio Lotti
Se il programma fosse scritto in arabo e provenisse da qualche parte del Medio Oriente lo sventolerebbero come una prova del fondamentalismo islamico. Scritto in italiano, invece, è naturalmente tutta un'altra storia. Una storia di soldati e di studenti, di armi, di indottrinamento e di addestramenti ginnico-militari. Una storia preoccupante scritta dal Comando Militare Esercito Lombardo e sostenuta dal Provveditore Regionale Scolastico della Lombardia.
In base al Protocollo d'Intesa, siglato a Milano lunedì scorso alla vigilia della Giornata Internazionale della Pace, alla presenza del ministro della Difesa La Russa e dal ministro dell'Istruzione Gelmini, gli studenti delle scuole superiori della Lombardia che aderiranno al programma «Allenati per la Vita» saranno divisi in «pattuglie» come quelle che girano da sei anni per le strade dell'Afghanistan. Gli verrà insegnato a mirare, sparare e tirare con l'arco. Non gli verrà chiesto di combattere i talebani ma di sbaragliare tutti gli avversari. Non sappiamo quale premio verrà riconosciuto ai vincitori. Si sa che vincitori e vinti riceveranno un bel credito formativo. Il Comandante dell'Esercito Lombardo, Generale de Milato, le chiama «esperienze di condivisione sociale, culturale e sportive» e le propone anche come rimedio contro il «bullismo».
Non mancherà la parte teorica che il Comandante suggerisce ai professori di inserire addirittura nell'attività scolastica di «Diritto e Costituzione». Per promuovere «la conoscenza e l'apprendimento della legalità, della Costituzione, delle Istituzioni e dei principi del Diritto Internazionale» gli studenti seguiranno lezioni di «cultura militare», «armi e tiro», «mezzi militari», «difesa nucleare, batteriologica e chimica», «superamento ostacoli», «sopravvivenza in ambienti ostili». Il fatto non è nuovo ma grazie ad una segnalazione di Famiglia Cristiana.it è balzato agli onori della cronaca.
E' giusto che l'esercito entri in questo modo nelle scuole superiori? E' davvero necessario allenarsi alla vita imparando a sparare? E' giusto che la scuola riconosca un credito formativo a chi insegna ai nostri giovani come impugnare una pistola? Ai dirigenti scolastici della Lombardia spetta ora rispondere promuovendo o ignorando il progetto. Poi toccherà alle famiglie. Ma la responsabilità più grande spetta a tutti noi che siamo preoccupati per il futuro dei nostri ragazzi, della nostra scuola e del nostro paese.
A noi tocca fare un grande investimento educativo e formativo per costruire una nuova cultura della pace e dei diritti umani.
* coordinatore nazionale
della Tavola della pace