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Manifesto: Docenti e precari insieme contro i tagli del governo

UNIVERSITÀ E RICERCA

03/10/2008
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il manifesto

Stefano Milani

Università pubbliche trasformate in fondazioni private, tagli alla ricerca, norme «ammazza precari» inseriti nella prossima finanziaria. Ce n'è di roba per far storcere il naso al mondo accademico. Che per non soccombere sotto i colpi ministeriali del duo Gelmini-Brunetta, cerca di ricorrere ai ripari. Da una parte i docenti universitari, dall'altra i ricercatori precari. I primi si appellano direttamente ai rettori degli atenei italiani: «Bloccate l'anno accademico». Un grido, l'ennesimo, scritto da Piero Bevilacqua, ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, e che ha già raccolto il consenso di numerosi altri colleghi, da Asor Rosa a Gianni Vattimo, ad Angelo D'Orsi. Per protestare «vibratamente» contro i recenti provvedimenti governativi varati con la Legge 133 del 6 agosto 2008. Si tratta di misure, si legge nell'appello, «che sottraggono risorse alla ricerca, riducono il personale docente e amministrativo, restringono lo spazio vitale dell'università sancendone l'emarginazione irreversibile nella vita del Paese». Esattamente le stesse ragioni per cui i precari degli enti pubblici sono da giorni in stato d'agitazione, tra assemblee e occupazioni. Ieri in migliaia erano a sfilare in corteo davanti al ministero della Funzione pubblica per chiedere al governo il ritiro immediato dell'emendamento voluto dal ministro Brunetta che rischia di compromettere in un solo colpo il futuro lavorativo di oltre 8.000 ricercatori con contratto a termine (su 20.000 lavoratori del settore). «Chi nega un futuro ai precari nega un futuro al paese», si leggeva su uno striscione lasciato davanti a Montecitorio. Brunetta però non si scompone: l'emendamento, al massimo, slitta di sei mesi ma il testo non cambierà di una virgola. E i precari promettono battaglia.