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Manifesto: Dossier Cgil contro le bugie della Gelmini: i tagli ammazzano l'istruzione

Il sindacato confederale annuncia iniziative e manifestazioni. Sabato 3 ottobre, però, i precari saranno in due cortei diversi

01/10/2009
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il manifesto

Francesco Piccioni
ROMA
La Cgil non ci sta. E prima ottiene una pesante rettifica del comunicato diffuso dal ministro Gelmini, poi squaderna i numeri veri sui tagli apportati alla scuola. Quelli già in atto e quelli che diventeranno operativi a partire dal prossimo anno. L'episodio di martedì sera dà il segno dell'approssimazione (a esser buoni) con cui lavora lo staff del ministro. Una nota dà conto della firma del decreto sui «contrattti di disponibilità», con cui viene creata una corsia preferenziale per supplenze brevi a un numero di precari assai minore di quelli che hanno già perso il posto. Particolare stupefacente, la nota spiega che il provvedimento è stato «condiviso da tutti i sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anp)». Con tanto di sigle bene in vista.
Per la Flc-Cgil, che si sta muovendo insieme ai precari che fanno sit-in, presìdi, ecc, in attesa della manifestazione di sabato a Roma, è uno schiaffo. Peggio: ne mette in discussione l'attendibilità presso i lavoratori. La risposta arriva nel giro di pochi minuti dal segretario generale Flc, Mimmo Pantaleo: «Il ministro Gelmini è una bugiarda. La Flc-Cgil non ha condiviso nè firmato alcuna intesa relativa ai contratti di disponibilità che sono una vera e propria presa in giro per i precari. Pertanto la diffidiamo di fornire notizie false». Il ministero rettifica, parlando di «refuso».
Poi, ieri mattina, lo stesso Pantaleo, accompagnato dal segretario confederale Fulvio Fammoni, ha presentato un articolato dossier che smonta pezzo pezzo la montagna di «deformazioni» diffuse dal ministero. Un'analisi che prende in considerazione anche il linguaggio usato, perché «parole che fino all'anno scorso significavano modelli organizzativi, orari, scelte didattiche precise, quest'anno rappresentano cose del tutto diverse». Balle, insomma.
Confermato quindi il numero dei posti tagliati: 42.104 docenti e 15.167 Ata (segretari, bidelli, ecc). Non i 12.000 dichiarati dal ministro con la semplice sottrazione tra tagli e pensionamenti. Molto personale di ruolo, vista la riduzione del numero delle cattedre, è stato infatti «girato» su posti di solito riservati ai supplenti annuali (un esempio: si vedono docenti con 35 anni di servizio «assegnati» anche a tre scuole diverse, magari con più succursali).
Non si tratta solo del «più grande licenziamento di massa della storia repubblicana», ma anche di una scelta suicida. Gli alunni, quest'anno, sono aumentati di 37.000 unità. E continueranno a crescere nei prossimi anni, spiega l'Istat. Meno insegnanti e fondi, più studenti, uguale una scuola pubblica che fa fatica a «formare». L'Italia è l'unico paese al mondo che reagisce alla crisi riducendo l'istruzione; ovvero il fattore che tutti considerano il «fattore chiave» per l'economia futura; oltre che un diritto costituzionalmente garantito. L'elenco delle disfunzioni è lunghissimo - l'azzeramento del fondo per il funzionamento didattico sta costringendo le scuole a chiedere ai genitori soldi per il materiale didattico, la cancelleria, persino la carta igienica - ed eccede le possibilità di qualunque giornale.
Per questo ed altro, dunque, la Flc si prepara ad una lunga serie di iniziative. Come le «100 piazze» per illustrare a genitori, docenti, studenti «lo stato dell'istruzione». Primo passo, la manifestazione dei precari sabato. Qui si vede però quanti problemi «la politica» crea - invece di risolvere - a un movimento genuino e ancora fragile. Lo spostamento della manifestazione in difesa delle libertà di stampa dal 19 settembre al 3 ottobre ha infatti prodotto il pessimo risultato di «dividere» il movimento. Una parte seguirà la Cgil in piazza del Popolo, mentre l'altra - cui aderiscono anche i sindacati di base (RdB-Cub, Cobas, Sdl,) - si concluderà nel luogo più logico: il ministero dell'istruzione.