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Manifesto: E Dell'Utri cambierà la storia

«Testi scolastici condizionati dalla resistenza, faremo una revisione»

09/04/2008
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il manifesto

A. Fab.
Roma
La notizia sorprendente è che Marcello Dell'Utri e Oliviero Diliberto hanno litigato per i libri. Divisi su tutto in politica, l'anima nera di Berlusconi e il segretario dei Comunisti italiani hanno una pubblica amicizia fondata sulla comune passione per i volumi antichi e rari. Ma ieri il bibliofilo di Forza Italia ha detto che «i libri di storia sono ancora condizionati dalla retorica della resistenza e saranno revisionati se dovessimo vincere le elezioni. E' un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione». Lo ha detto in un'intervista a Klaus Davi. E il bibliofilo comunista ha risposto che quella di Dell'Utri «è un'affermazione pesantissima: sono tutte le tendenze autoritarie e i regimi dittatoriali a voler riscrivere i libri di storia. Spero che non ci si metta mano, vorrebbe dire che stiamo andando verso un regime».
Dell'Utri non ha detto solo questo. Ha detto anche che «l'astinenza sessuale se voluta rende più lucidi» e che «Vittorio Mangano a suo modo è un eroe». Mangano, il famoso fattore di Arcore, adesso è morto ma a suo modo è stato condannato all'ergastolo per mafia. Dell'Utri invece solo a 9 anni e solo in primo grado, l'appello è in corso. Ma sono i libri di storia a fare scandalo, tra i politici del Pd e della Sinistra arcobaleno.
In verità anche queste è una vecchia ossessione. Inaugurata nella «seconda Repubblica» con lo «sdoganamento» degli ex missini. Berlusconi disse una volta di aver letto con attenzione i libri di scuola dei suoi figli senza averci trovato la parola «comunismo». E sì che frequentavano la scuola steineriana. Gasparri benedisse un manipolo dei suoi che improvvisò un raid in libreria contro i testi «faziosi». Storace quando era presidente della regione Lazio si inventò una commissione di «esperti» per censurare i testi scolastici, ma spaventò persino gli alleati. La maggioranza di centrodestra nel 2002 approvò una mozione in commissione cultura (sic) con la quale si impegnava il governo a «vigilare sull'obiettività» dei libri di testo. Finì in nulla: anche per il governo Berlusconi era una mozione «irricevibile». Storici di destra al lavoro nel frattempo non se ne sono visti. C'è solo Il libro nero del comunismo, editore Berlusconi.