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Manifesto-E l'Italia si prepara

ATENEI E l'Italia si prepara Verso la protesta nazionale Moratti in tv con Berlusconi. I rettori da Fini MATTEO BARTOCCI ROMA L'università è sotto attacco anche in Italia. Già senza fondi, ...

10/03/2004
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il manifesto

ATENEI
E l'Italia si prepara
Verso la protesta nazionale Moratti in tv con Berlusconi. I rettori da Fini
MATTEO BARTOCCI
ROMA
L'università è sotto attacco anche in Italia. Già senza fondi, è finita anch'essa - dopo la scuola e gli enti pubblici di ricerca - sotto le mire riformatrici della ministra Brichetto Moratti. Ma alla sostanziale coerenza con cui in Francia si prende il toro per le corna e si pongono, senza tanti giri di parole, il degrado della ricerca e dell'"intelligenza" come questioni fondamentali per il dibattito pubblico e il conflitto politico, in Italia ci si limita a parlare di "proteste corporative", urla e strepiti lanciati da "baroni" per difendere il caro estinto, il "posto fisso" negli atenei. Lo fa Angelo Panebianco dalle colonne del Corsera. Mentre l'astrofisica Margherita Hack, sull'Unità, chiama la riforma Moratti con enfasi opposta: un "delitto". Sembra un dialogo tra sordi, in cui scompare il futuro degli atenei, insieme alla voce delle migliaia di persone, dagli studenti ai rettori, che si oppongono a una legge delega che anche i sindacati confederali hanno definito irricevibile e perciò da respingere al mittente. Nelle università continua con andatura da diesel il movimento contro la ministra. Nei vari collettivi di precari e di studenti si cerca la saldatura delle varie posizioni. Il punto che possa far convergere tutto il vasto mondo precario che le università fa vivere e andare avanti (dottorandi, assegnisti, ricercatori a tempo, professori a contratto e chi più ne ha più ne metta).

In gran parte degli atenei, infatti, si sussegue da mesi un fitto calendario di assemblee e iniziative. Ieri a Perugia, Firenze e Bologna, oggi a Roma: a via Salaria assemblea interfacoltà dei precari della Sapienza. La prima completamente organizzata "dal basso". Si discuterà delle iniziative future e delle proposte alternative su cui lavorare.

E' cruciale, in questo senso, l'atteggiamento che decideranno di tenere i sindacati. Oggi i delegati confederali decreteranno lo sciopero generale per il 26 marzo contro la riforma delle pensioni. Ma Cgil scuola e università premono per spostare in tempi brevi lo sciopero nazionale unificato di categoria per segnalare la pericolosità delle riforme Moratti. Si parla del 29 o, al massimo, della prima settimana di aprile: la data definitiva sarà decisa oggi dopo l'assemblea.

Intanto i vari coordinamenti dei ricercatori precari stanno pensando a un'assemblea nazionale a Firenze per sabato 13 marzo. E' il primo appuntamento che farà il punto della situazione e cercherà di coordinare con più efficacia il vasto ma fin qui frammentato movimento di protesta in lotta dalla fine di gennaio. La Francia, forse, potrebbe insegnare qualcosa.

Anche per questo, per contrattaccare il vasto fronte che le si oppone da tempo, la ministra Moratti sarà a Porta a porta stasera, accompagnata dal Cavaliere in persona. A contrastarli solo Tullio De Mauro, ministro dell'università dell'ultimo governo Amato. Difficile che si eviti (in peggio) un nuovo caso Ballarò, quando gli studenti che chiedevano di intervenire in trasmissione sono stati arrestati e accompagnati in commissariato, lasciando l'etere a una pantomima mediatica che affida alla stentata dialettica governo-opposizione il compito di discutere progetti che riguardano non solo decine di migliaia di persone, ma il modello di culture e saperi che il paese tutto si propone di costruire.

Stamattina, alle 11, la stessa ministra, il vicepremier Fini e il ragioniere generale dello stato Vittorio Grilli (neo commissario del contestatissimo Iit di Genova) riceveranno a Palazzo Chigi il presidente della conferenza dei rettori Piero Tosi. Un incontro sollecitato da Fini nella missione impossibile di reperire i finanziamenti necessari alle università. Un modo come un altro per strappare a Tremonti i cordoni della borsa, un punto su cui nessuno nella Cdl scommette un euro. Quella di Fini, quindi, appare come una semplice mossa del grande gioco interno al governo che si chiama "collegialità". Nulla a che vedere con lo stop al degrado degli atenei e della ricerca nell'era Berlusconi.


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