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Manifesto: Francia, Una scuola d'alta classe

Ancora migliaia di persone in piazza ieri, in mattinata a Tolosa e a Nantes, nel pomeriggio a Parigi per difendere la scuola, «servizio pubblico».

25/05/2008
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il manifesto

(pagina a cura di carla casalini
ccasalin@ilmanifesto.it) Ancora migliaia di persone in piazza ieri, in mattinata a Tolosa e a Nantes, nel pomeriggio a Parigi per difendere la scuola, «servizio pubblico». A Parigi, dietro lo striscione «di fronte agli attacchi contro il servizio pubblico dell'istruzione, per la scuola, i giovani, il personale, una politica educativa ambiziosa, impieghi pubblici e bilanci all'altezza», a Tolosa «no alla distruzione del servizio della pubblica istruzione, dell'insegnamento superiore e della ricerca». Insegnanti, allievi e famiglie hanno cercato di nuovo di far sentire una voce diversa da quella che sovrasta tutti da mesi e che si impone dalle stanze del potere: la Francia deve risanare i conti come chiede Bruxelles soprattutto alla vigilia del semestre francese, dice Sarkozy, in Francia ci sono troppi dipedenti pubblici, aggiunge il primo ministro François Fillon (che ha preso l'impegno di non rinnovare un posto su due che vanno in pensione), in Francia ogni liceale costa il 22% in più della media Ocse e ha il 30% in più di ore di corso, conclude il ministro dell'Educazione, Xavier Darcos, con risultati «mediocri» (stando alla classifica Ocse, la Francia è 17esima su 30 paesi).
Così, ci saranno 11.200 insegnanti in meno di fronte agli allievi in medie e licei il prossimo anno scolastico. E il salasso continuerà negli anni successivi.
Mentre nel mondo anglosassone crescono in questo periodo i dubbi sull'efficacia della riduzione della presenza pubblica e sugli effetti di ineguaglianza della preminenza del sistema privato, dalla scuola alla sanità, Sarkozy brandisce l'accetta per torcere il collo al «modello francese».
Invece di affrontare i problemi di un
sistema che certo ha dei difetti, la soluzione scelta dal governo è tagliare, ridurre: in sostanza, significa che le classi saranno più numerose, che il sostegno agli allievi in difficoltà sarà ridotto (malgrado le rassicurazioni di Darcos), che molte «opzioni» verranno eliminate, soprattutto quelle considerate «elititarie» (come il latino e il greco) e questo avverrà soprattutto nelle scuole di periferia, dove pochi allievi sono indirizzati a scegliere materie considerate una preparazione per professioni irrangiungibili per questo pubblico.
«Ci propongono un'educazione completamente utilitaristica», riassume un prof. E' la stessa linea scelta per la ricerca, con contratti di missione e relazioni sempre più strette con il mondo dell'industria. E questo quando ci spiegano che la «conoscenza» - e la sua diffusione - sono le uniche armi dell'Europa per fronteggiare la mondializzazione in modo vantaggioso.