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Manifesto: Gli insegnanti bocciano l'intesa separata. Sciopero Cgil il 18

400 mila i votanti, i «no» all'84% nel referendum della Flc: «Stop ai tagli». E la Cisl contesta i dati

24/02/2009
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il manifesto

Sara Farolfi
Quattrocentomila insegnanti hanno detto «no» al contratto della scuola siglato il 17 dicembre scorso dal ministero e da Cisl, Uil, Snals, Confsal e Gilda. Non dalla Cgil, che ha deciso di consultare i diretti interessati. Con una partecipazione al voto pari al 40% dei lavoratori del comparto (che sono un milione) ma di gran lunga superiore a quella dei soli iscritti Cgil (che sono 135 mila), e una percentuale di «no» arrivata al 94%, Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, parla di un «successo straordinario» e annuncia per il 18 marzo lo sciopero dei lavoratori di tutto il settore (scuola, università, ricerca e formazione artistica).
«Non abbiamo sottoscritto l'intesa perchè insufficiente a recuperare il potere d'acquisto dei salari, perchè non propone nessuna soluzione al problema del precariato e non risponde alle attese del mondo della scuola sul versante professionale». Un rinnovo contrattuale che mette una sessantina di euro in più in busta paga, in due anni; tra i 30 e i 40 mila insegnanti precari che dall'inizio del prossimo anno scolastico rischiano di rimanere a casa; più in generale, il mondo dell'istruzione e della ricerca considerato solo in quanto voce di spesa, con il risultato di un piano di tagli per 9 miliardi. «Vanno rimesse in discussione tutte le politiche del governo in materia di istruzione, in un momento di crisi come questo il settore della conoscenza non può subire tagli così pesanti», aggiunge Pantaleo, richiamando le parole del presidente della Repubblica, «gli altri paesi investono nell'istruzione come motore per uscire dalla crisi, mentre da noi si tagliano 8 miliardi alla scuola e 1,5 all'università».
Ma a dire «no», nel referendum organizzato dalla Cgil con oltre 4 mila assemblee, sono stati gli insegnanti stessi. Votando in misura superiore, di 90 mila unità, persino al referendum sul protocollo welfare del 2007 (che era unitario, con Cisl e Uil). E nonostante «i tanti tentativi di ostacolare lo svolgimento della consultazione» denunciati dalla Flc: «Pressioni sui dirigenti scolastici e sui direttori regionali perchè impedissero di costituire i seggi, lettere e volantini di altre organizzazioni sindacali, negazione del valore democratico dell'iniziativa». Lo stesso Epifani, segretario generale Cgil, parla di «numeri importanti perchè ottenuti in condizioni difficili».
Alla Cisl è toccato ieri (ma succede sempre più spesso di questi tempi) il ruolo di controparte. Più che esercizio democratico, il referendum diventa «atto di propaganda». 400 mila partecipanti al voto? «Lo dice Epifani, che non è nè arbitro nè notaio», è il commento di Bonanni (Cisl), cui evidentemente il merito della questione poco interessa. Il 18 marzo, dunque, sarà sciopero di tutto il settore, accompagnato da una serie di manifestazioni territoriali, parte del percorso di mobilitazione per arrivare alla manifestazione nazionale dell'intera Cgil, il 4 aprile a Roma.