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Manifesto: Gli studenti fanno scuola

Alba Sasso

18/03/2009
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il manifesto

Oggi la scuola scende in piazza contro le politiche di un governo che anche sulla formazione si caratterizzano come un attacco alla Costituzione. Ai suoi principi fondamentali. All'idea di scuola e di Università, secondo Costituzione appunto, come luoghi della libertà e dell'uguaglianza dei diritti, della costruzione di un sapere critico e di un'etica pubblica condivisa.

Nessuna risposta ai problemi della scuola, nessuna voglia di capire e di conoscere. Gelmini, Tremonti, Brunetta e Sacconi hanno lavorato alla cieca spinti da furore ideologico (ancora oggi Gelmini agita il mantra del 68), imponendo una sorta di pedagogia della paura.

Una scuola irreggimentata in un ordine burocratico e semplificato, in una sorta di disciplina generale che rimuove complessità e diversità. Un attacco alla scuola pubblica ai suoi compiti istituzionali. Si parla di merito e invece si sta parlando di selezione. Si parla di riforma e invece si sta parlando di un depauperamento qualitativo e quantitativo del sistema dell'istruzione. Davvero si può pensare che diminuire il numero degli insegnanti, eliminare fisicamente i precari, ridurre l'orario, dare meno garanzie ai soggetti disabili e ai bambini stranieri, tagliare le risorse in un sistema che ormai da quindici anni riduce e riduce senza investire sia la strada per migliorare la qualità del sistema?

Tutto questo mi fa rabbia. Perché interrompe un pur difficile cammino di costruzione di proposte per il cambiamento della scuola, perché quasi respinge il movimento nel recinto della difesa anche di quanto va assolutamente trasformato e migliorato. Penso a tante riflessioni sul tempo pieno, al difficile dibattito sulla valutazione, a quello sulla collegialità nella scuola elementare che è stata punto di forza di un lavoro inedito e che ha oggi bisogno di altra riflessione, di proposte operative. Così come occorre una riflessione sulla scuola media, e sulla secondaria tutta.

In poche parole penso a quel lavoro necessario a far sì che il cambiamento dell'istruzione vada proprio nella direzione di attuare principi costituzionali, spesso dichiarati e non praticati. Da nessun governo. Lavorando all'individuazione di risorse e di riforme che vadano nella direzione di garantire in primo luogo l'uguaglianza del diritto all'istruzione (i capaci e i meritevoli appunto) e la pari dignità di ogni studente che nella scuola entra. Dalla Costituzione proclamata alla Costituzione applicata, insomma.

È questa una delle linee di lavoro su cui sarà necessario impegnarsi, mettere in rete tutto quanto hanno elaborato e stanno elaborando le associazioni, il sindacato e tutti i luoghi dove si fa ricerca, a cominciare dalle scuole. Coronamento di quest'opera: impoverire la scuola di tutti e destrutturare il sistema è il disegno di legge Aprea, in discussione alla Camera dei deputati. Le basi su cui poggia sono esattamente quelle necessarie, per così dire, a concludere il lavoro.

Sussidiarietà, scuole che diventano fondazioni, chiamata diretta e abolizione del valore legale del titolo di studio, finanziamento demandato alle regioni secondo una quota capitaria - le risorse seguono l'alunno dovunque si iscriva - sono gli strumenti attraverso i quali il sistema pubblico dell'istruzione di fatto non esiste più.

Scuole governate da consigli di amministrazione in competizione per accaparrarsi studenti, docenti reclutati direttamente dalle scuole. Progetto portatore di una ideologia neoliberista anche sul terreno dell'educazione. La competizione, il merito, l'individualismo, il ruolo delle famiglie o degli investitori nel definire il progetto culturale. Non c'è più la responsabilità pubblica nei confronti della formazione e della crescita delle nuove generazioni. La scuola sarà subordinata solo ai suoi finanziatori. Una moderna giungla dove non ci sarà gara: già si sa chi vince.

Ci sarà bisogno di una mobilitazione forte e continua. E sarà indispensabile portare il dibattito anche fuori della scuola, sviluppando proposte e elaborazione. Questo ministro, questa destra minacciano di continuare a fare danni.

Il mondo della scuola è chiamato a un compito difficile e di lunga durata. Difendere la scuola pubblica ed evitare disastri, e nello stesso tempo continuare quel lavoro di riforma civile e di crescita della scuola della Repubblica.