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Manifesto: Graduatorie permanenti cancellate, la scuola prepara nuove mobilitazioni

150mila precari su 300mila dovrebbero essere assunti nei prossimi tre anni (se ci saranno i soldi). Ma la cancellazione priverà poi i precari di ogni riferimento certo

21/11/2006
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il manifesto

Francesco Piccioni
Dannata fiducia. Se si accetta la spiegazione «tecnica» è solo per questo motivo che nel maxiemendamento alla finanziaria non è stato modificato l'art. 66, quello che prevede l'abolizione della graduatorie permanenti dei precari della scuola. E sì che il governo si era detto favorevole all'emendamento presentato dalle deputate Alba Sasso (Ds) e Titti De Simone (Prc), che le salvaguardava. Nelle more del voto di fiducia, insomma, si sarebbe persa questa modifica che rischia di travolgere vita e aspettative di qualche centinaio di migliaia di docenti e Ata (segretari, bidelli, ecc) della scuola). Ma nessuno sembra credere che si tratti solo di un fatto «tecnico». Non è infatti un segreto che nel governo abbiano un grande peso (specie nei dicasteri economici, non a caso) i «giavazzisti», ovvero quanti condividono le sbrigative ricette dell'editorialista del Corsera (nonché docente universitario) su come «razionalizzare» il «regno di fannullonia», ovvero - secondo lui - l'intero settore pubblico. Nella scuola i precari ufficialmente censiti sono 304mila. Quasi la metà di essi ottiene in genere una supplenza annuale, visti i pesanti vuoti negli organici di ruolo. Gli altri vivacchiano mettendo insieme supplenze brevi, in varie scuole. Tutti o quasi hanno un titolo abilitante, o anche più d'uno. E non sono affatto giovanissimi, anche se la maggioranza oscilla tra i 30 e i 40 anni. Per «eliminare» la precarietà nella scuola il governo ha disposto una strategia in due mosse: l'assunzione di 150mila di essi nei prossimi tre anni (ma solo «se ci saranno le disponibilità economiche»...) e la cancellazione appunto delle «graduatorie permanenti» da cui i presidi attingono i nomi per procedere alle nomine. Il pericolo immediatamente fiutato da tutti, è chiaro: che gli «stabilizzati» siano molti di meno e gli altri rimangano «appesi a un filo». Spiega Anna Grazia, precaria aderente ai Cobas: «Non abbiamo mai amato queste graduatorie, che sono il risultato della legge 124, che ha abolito il 'doppio canale' e cancellato alcune garanzie. Ma non si può accettare che vengano cancellate. Quali altri meccanismi le sostituiranno? Persino la legge Moratti prevedeva qualcosa come i 'corsi di formazione' prima dell'assunzione. Per il momento, questa finanziaria cancella le graduatorie e basta». Ma la decisione del governo ha fatto infuriare anche i sindacati confederali. E se Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil preferisce puntare il dito sulla mancanza di investimenti per la scuola, i segretari di categoria entrano subito nel merito. Francesco Crima, della Cisl, ricorda anche «l'inapplicabilità dell'aumento dello 0,4% del rapporto alunni/classe» (che diminuirà il numero delle classi e quindi anche degli insegnanti. Enrico Panini, della Flc Cgil, che pure coglie gli «elementi positivi» (come la disponibilità di risorse per i rinnovi contrattuali per il biennio 2006-2007) ritiene «inaccettabile» la cancellazione della graduatorie permanenti. E quindi «insoddisfacente su troppo punti» il maxiemendamento che ha chiuso la discussione alla Camera. Per questo chiede di «ripresentare al Senato le richieste emendative già definite» e un «contemporaneo piano di iniziative» che ne consenta l'approvazione. Siccome, però, fidarsi è bene, ma «fare pressione» è meglio, Panini punta anche a «una tempestiva convocazione di una grande manifestazione nazionale del sindacalismo confederale» per ricordare al governo quel che il mondo della scuola pretende. Inutile dire che dai Cobas la decisione della mobilitazione è già stata presa, con l'invito a tutti i precari a «muoversi fin da subito».