Manifesto: «I contratti a termine non si stabilizzano»

La scure del governo si abbatte sugli insegnanti precari. Non solo con i tagli previsti dalla finanziaria, ma anche a suon di emendamenti al decreto cosiddetto «taglia precari» (all'esame della camera) per cambiare la legge, laddove la legge non piace. È il caso di ieri quando il voto dell'emendamento che prevede che i precari della scuola non possano utilizzare i loro contratti a tempo determinato per maturare anzianità a fini contributivi ha scatenato bagarre in aula. L'opposizione si è dichiarata contraria alla forzatura - che prevede anche che i rapporti di lavoro a tempo determinato non possano «mai» trasformarsi in contratti a tempo indeterminato - e le assenze tra i banchi della maggioranza hanno fatto sperare in una bocciatura. Così però non è stato. Qualche urla nell'aula di Montecitorio, poi il voto è stato rimandato a oggi, ma già corre voce che il governo sia pronto a blindare il provvedimento con la fiducia. La materia è serissima, anche per il fatto che costituisce una esplicita risposta del ministro Gelmini al giudice del lavoro di Treviso che, qualche giorno fa, ha riconosciuto il diritto all'indennità di carriera a un gruppo di insegnanti precari più che decennali. Con quel pronunciamento, in sostanza, il giudice ha riconosciuto che le supplenze lunghe, protratte anche per 20 anni, corrispondono ad un «abuso di contratto a tempo determinato». Di qui la risposta di Gelmini, che nello stesso decreto modifica anche le norme (di chiara ispirazione leghista) contestate recentemente dal Tar che aveva accolto i ricorsi dei supplenti inseriti «in coda» (in base alla provenienza geografica), anziché «a pettine» (cioè in base al punteggio), nell'ultimo aggiornamento delle liste dei supplenti. Dal 2011 comunque ci sarà una graduatoria unica, secondo le modifiche previste nel decreto: gli insegnanti potranno scegliere un'altra provincia oltre alla propria (oggi possono sceglierne tre), e saranno inseriti in base al punteggio.