Manifesto: I nostri giovani sempre più razzisti. E disinformati sull'immigrazione
Ignoranti sulle cifre della presenza di stranieri e sui rom. Un questionario tra gli studenti veneti, toscani, emiliani e pugliesi
Giuseppe Caliceti
I giovani italiani sono sempre più razzisti. Forse non è tutta colpa loro, ma questa è la realtà delle cose. Se non volete chiamarli razzisti, pare comunque che siamo i meno "aperti" verso l'altro - soprattutto diverso da sé - tra gli studenti dell'intera Europa. Si potrebbe anche dire: i più "provinciali" e i più "diffidenti". Questo il triste risultato di una ricerca della Fondazione Intercultura, Onlus che opera per il dialogo tra le culture e gli scambi giovanili internazionali in Italia e nell'Unione Europea con finalità di ricerca scientifica e di solidarietà. In una sua recente ricerca sono stati intervistati un campione di 1400 studenti italiani studenti di liceo o di istituti professionali. Veneti, emiliani, toscani e pugliesi. Per sapere i "confini" che i ragazzi di oggi tracciano tra se stessi e chiunque sia "diverso".
I risultati, presentati all'Università di Modena e Reggio Emilia in uno degli appuntamenti conclusivi dell'anno del dialogo interculturale promosso dal Consiglio d'Europa, hanno messo in evidenza una generazione disinformata e assai chiusa verso gli altri. Almeno rispetto ai giovani del resto d'Europa. Confrontando infatti le risposte con quelle di altri giovani studenti europei loro coetanei, gli studenti italiani appaiono i più rigidi e intolleranti. Attenzione: i più netti nel tracciare linee di demarcazione verso chi è diverso sembrano essere gli allievi dei licei e delle zone più ricche: e questo deve far pensare non poco.
Ma guardiamo i dati in modo più approfondito. I giovani italiani sono preoccupati per il futuro (il 43% teme la disoccupazione, il 32% è preoccupato per il costo della vita e il 30% addirittura per la pensione), mentre l'integrazione degli stranieri è considerata come un obiettivo da raggiungere soltanto dall'11% degli intervistati; insomma, non è cosa importante. Inoltre i ragazzi ritengono che la presenza di immigrati in Italia sia molto più alta della realtà: anziché collocarla intorno all'8-10%, molti hanno indicato «il 30%» o «almeno 20 milioni di persone».
Questo dovrebbe far pensare a come è rappresentato il fenomeno dai media italiani: spesso in modo scandaloso. E far riflettere sulle responsabilità non piccole che hanno alcuni movimenti e partiti politici nel fomentare una rappresentazione della realtà diversa dalla realtà, certo non in modo disinteressato e casuale. Ancora: l'87% dei giovani italiani ritiene che essere un rom sia una condizione di «svantaggio»- solo il 77% degli europei la pensa allo stesso modo. Appena inferiore la distanza, e dunque il pregiudizio - perché è di ignoranza e pregiudizi che bisogna parlare - nei confronti degli immigrati di religione musulmana.
Anche dai temi realizzati a scuola prima delle interviste emerge come un'altra condizione di «diversità», quella omosessuale, si collochi subito dopo l'essere stranieri o rom nella percezione di «svantaggio»: lo afferma il 63% dei giovani italiani intervistati, contro il 54% delle media europea. In Emilia Romagna addirittura il 93% dei ragazzi indica la disabilità fisica, un altro dei fattori esaminati, come un grave rischio di «esclusione sociale». E c'è anche un 32% di studenti delle scuole professionali che si dichiara «totalmente d'accordo» con misure che impediscano l'arrivo in Italia di altri stranieri. Insomma, per i giovani italiani pare che il peggio del peggio sia nascere musulmano, disabile, omosessuale