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Manifesto: I precari non si arrendono: tensioni a Napoli, in mutande a Roma

Manifestazioni in tutta Italia contro i tagli di Gelmini. Nella sola Campania 8 mila senza posto. A Benevento insegnanti sul tetto

02/09/2009
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il manifesto

Francesca Pilla

NAPOLI
Il direttore dell'Ufficio regionale, Alberto Bottino è asserragliato nel suo ufficio, fuori ci sono i precari della scuola di Napoli che premono sul cordone di polizia, urlano, imprecano. Spinte, parole grosse e un'insegnante, Rosaria, si sente male, arriva l'autoambulanza, gli altri restano ai loro posti. Bottino fa sapere che ci sono aperture da parte del ministero: «Con il ministero e con la regione sto battagliando per ottenere aiuti finanziari che mi consentiranno di salvare, forse, un migliaio di posizioni, ma so bene che di questi tempi la Campania non è in grado di sopportare un simile salasso». Mille posti che saltano fuori come da un cappello? E comunque non basterebbero.
La Campania è la regione più martoriata dai tagli di Gelmini, 8 mila posti in meno, 4 mila supplenti fuori e intanto mancano anche i bidelli per far partire le lezioni. Il governo ha detto che i tagli in tutta Italia (le cifre non sono certe, si va dai 42 mila ai 110 mila) servono per far quadrare i bilanci dello stato, e pur passando sulla testa di migliaia di persone non è un caso che al Sud la scure si è abbattuta incontrollata, mentre al Nord si è andati più cauti. Fenomeno Lega? Per i precari che da due giorni sostano al Ponte della Maddalena non è il caso di ingaggiare una guerra tra poveri perché senza un lavoro resteranno un po' in tutto il paese. Così ieri le proteste sono fioccate da Milano a Roma, ma anche nei piccoli centri di ogni regione.
Davanti al Liceo Newton della capitale si sono addirittura messi in mutande. E' la protesta singolare di cinque docenti in fila per ottenere l'assegnazione delle cattedre. «Ormai in Italia, per essere ascoltati, si è costretti a fare gesti clamorosi, in pieno stile Full Monty», ha commentato Mario Rusconi, vice presidente dell'associazione nazionale presidi. Alta la tensione, invece, al liceo Carducci dove più di 300 persone sono rimaste asserragliate nel corridoio dell'istituto per tutto il giorno. «Siamo bloccati da ore con una temperatura insopportabile - ci ha detto Massimo Sestili, precario - ma non ce ne andiamo. Le liste non sono complete e questo è un grande imbroglio. Stiamo valutando di occupare la scuola». Gli insegnanti sostengono che ci sarebbero una serie di posti che non vengono resi disponibili ufficialmente per essere gestiti in maniera clientelare. A Roma le nomine per quest'anno riguardano 4.986 docenti, tra supplenti e di ruolo, e oltre 4.041 amministrativi.
Non mancano manifestazioni anche al Nord. A Milano decine di docenti si sono incatenati davanti alla sede dell'ufficio scolastico provinciale: il «Coordinamento precari scuola 3 Ottobre» con questa iniziativa ha annunciato proteste a oltranza fino al ritiro della legge 133. Secondo le stime del movimento, infatti, se quest'anno si tratta di «43 mila cattedre in meno in tutta Italia, nei prossimi quattro anni altri 150 mila lavoratori perderanno il loro posto per effetto della riforma Gelmini».
A Benevento continua la protesta delle precarie che da 5 giorni sono sul tetto dell'ex-provveditorato. Il sottosegretario al lavoro, Pasquale Viespoli, le ha incontrate e si è impegnato alla definizione di un'intesa in tempi brevissimi. Le insegnanti si sono dette pronte a resistere «per attirare l'attenzione sui precari». Domani si aspetta un'altra giornata calda. Due gli appuntamenti della Rdb-Cub nella capitale, un sit in davanti alla Pubblica istruzione e una manifestazione in piazza Cavour degli amministrativi. Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil, denuncia che l'Italia è «in piena emergenza sociale con migliaia di insegnanti, ausiliari, tecnici e amministrativi licenziati, graduatorie nel caos e uffici scolastici assediati mentre il ministro Gelmini parla d'altro: non accetteremo soluzioni pasticciate».