Manifesto: I prof precari incatenati davanti al Provveditorato
Comincia la protesta degli insegnanti senza cattedra
Mariangela Maturi
Primo settembre. E'proprio ora di ricominciare. La scuola, e anche il doposcuola. Che dall'anno scorso è necessariamente da passare sotto il Provveditorato, fra striscioni e bandiere, chiedendo risposte sul disastro della riforma Gelmini. Da oggi, per cominciare, trovate un gruppo di giovani precari della scuola (gli insegnanti dei vostri figli) incatenati ai cancelli dell'edificio. «E' il momento più caldo dell'anno - racconta Matteo, del coordinamento Lavoratori della scuola 3 ottobre - in questi giorni ci sono le nomine, e anche in altre città d'Italia si organizza la stessa iniziativa: presidio permanente con tanto di catene, tende e sacchi a pelo». La prospettiva di giorni difficili non spaventa chi da oggi risale sulle barricate. «L'Innse insegna, no?», ridono. La richiesta per i precari della scuola, a ben guardare, è la stessa degli operai di via Rubattino: un posto di lavoro, dove di lavoro c'è bisogno. «Non ci muoveremo fino a che non verranno riconfermati tutti i precari che hanno lavorato lo scorso anno. Ci piacerebbe che l'obiettivo fosse una politica seria di assunzione, con l'ampliamento degli organici. Ma intanto garantiscano che chi c'era non rimanga senza lavoro». Le cattedre a cui aggrapparsi, ormai, sono poche. A Milano i «tagliati» dovrebbero essere più di mille. In tutt'Italia 43mila, a cui vanno aggiunti i diecimila precari del personale Ata che faranno la stessa fine. «E' il più grande licenziamento di massa della storia commenta Matteo - un numero 10 volte maggiore degli esuberi di Alitalia, 1000 volte più grande degli operai dell'Innse. In più, paghiamo lo scotto di una campagna mediatica che vuol far passare la riforma come un miglioramento della scuola». Non solo rispetto ai tagli del personale, ma anche sull'organizzazione del lavoro: al di là della questione del grembiulino, il problema è serio. A Milano le richieste per il tempo pieno sono aumentate, mentre gli insegnanti diminuiscono. Le classi, già strette, entro un paio d'anni ospiteranno trenta, trentacinque bambini in spazi che non dovrebbero contenerne più di venti. Per non parlare di come franerà disastrosamente la didattica. Al presidio partecipa anche il «Movimento scuola precaria», altro gruppo che sta preparando un'assemblea per il 9 settembre. «Saremo lì anche il 2, in orario di ricevimento del provveditore - racconta Claudio - per chiedere una maggior trasparenza nell'assegnazione delle cattedre e un calendario delle nomine in corso». Chi ben comincia...