Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto-Il cristianesimo non ha nazione. La croce sì?

Manifesto-Il cristianesimo non ha nazione. La croce sì?

Il cristianesimo non ha nazione. La croce sì? GLORIA BUFFO Ho assistito in silenzio al dibattito di questi giorni sul Crocefisso. Avevo avuto già modo di dire la mia quando Federico Bricolo, giov...

31/10/2003
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Il cristianesimo non ha nazione. La croce sì?
GLORIA BUFFO
Ho assistito in silenzio al dibattito di questi giorni sul Crocefisso. Avevo avuto già modo di dire la mia quando Federico Bricolo, giovane deputato leghista, aveva cercato uno spazio sui giornali presentando un progetto di legge per far appendere obbligatoriamente il Cristo in croce in tutti gli uffici pubblici. Ho sperato che questa volta ciascuno ribadisse la propria convinzione con senso della misura: dopo la morte di tanti immigrati nel canale di Sicilia mi sembrava talmente osceno brandire il crocefisso come spartiacque tra fedi, popoli, identità nazionali, che ho immaginato, ingenuamente, l'attivarsi di una sorta di autoregolamentazione o, più semplicemente, di pudore. Ho fantasticato - ora è evidente - che tutte le persone che hanno voce pubblica e credono nella laicità si dicessero interessate a trovare una strada, non traumatica, per arrivare a togliere un crocefisso che, nelle aule scolastiche, è stato voluto dal fascismo e far entrare nella scuola la conoscenza delle religioni: una goccia, ma neanche tanto piccola, per ambire tutti a convivere meglio e a capirsi. Invece tutto è andato nel peggiore dei modi.

Un magistrato che - attenendosi al diritto - emette una sentenza esemplare, prima viene accusato di "manca di senso dell'opportunità" dal centro sinistra e di grave colpa dalla destra, poi si vede arrivare gli ispettori inviati dal nostro Ministro della Giustizia xenofobo.

Un Presidente della Repubblica che dichiara il crocefisso simbolo dell'identità nazionale italiana, seguito a ruota dal Presidente della Regione Campania. Entrambi usano un argomento assai più preoccupante di quello cui è ricorso il Papa, che ha parlato di simbolo di amore universale. Infine un Ministro della Pubblica Istruzione che invia una circolare per ribadire che il crocefisso va obbligatoriamente lasciato lì dove è in base ai regi decreti dell'epoca fascista.

Dei moltissimi opinionisti ed esponenti politici liberali e riformisti che si sono affrettati a deplorare la sentenza, non merita parlare.

Ciò che penso personalmente è irrilevante - anche se temo gli stessi pensieri passino per la testa di molti milioni di italiani: tanti crocifissi, poche azioni giuste per diminuire la sofferenza nel mondo... Vorrei invece usare questo spazio per rivolgere qualche domanda.

Da coloro che, nel centro sinistra, hanno parlato di "sentenza inopportuna", vorrei sapere se ai magistrati spetta anche il ruolo di operare - con gli atti giudiziari - la mediazione politica e culturale. In tal caso, naturalmente, avrebbe ragione chi ha sempre sostenuto che il Presidente del Consiglio, eletto dal popolo, non può essere condannato in un regolare processo (o meglio nemmeno processato), pena una grave crisi istituzionale, sicuramente "inopportuna".

Al Presidente della Repubblica e a chi la pensa come lui vorrei chiedere se quella dichiarazione è stata una svista. Perché se così non è, vuol dire che il passo indietro compiuto è impressionante: per i credenti, cui la croce è stata sottratta come simbolo religioso che vorrebbe parlare a tutti per essere retrocessa a "stemma" di una singola nazione; per i non credenti, per i fedeli di altre religioni - e comunque tutti i laici - cui viene riproposta la sovrapposizione tra fede cattolica e identità nazionale. La " religione di stato" torna in questo modo rumorosamente in scena sotto forma di "religione nazionale". A proposito, perché il crocefisso non viene apposto anche sul tricolore?

A Castelli a Letizia Moratti non ho nulla da chiedere perché spero che presto cambino mestiere. Ma alle opposizioni una richiesta da fare ce l'ho di levare una protesta adeguata per una scandalosa ispezione persecutoria nei confronti di un magistrato che ha "osato" applicare la legge e dispiacere a lorsignori.

Se non fosse tutto vero, sembrerebbe di avere vissuto - in questi giorni - dentro una puntata dell'Ottavo Nano. Purtroppo la trasmissione non c'è più e la realtà supera la fantasia.