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Manifesto: Il debutto dei presidi-spia Aule chiuse agli irregolari

Cancellato l'obbligo di istruzione

29/04/2009
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il manifesto

Cinzia Gubbini

ROMA

La norma è rimasta lì, nascosta in quel generalissimo riferimento ai «pubblici servizi», in quell'articolo 45 che ha fatto scalpore perché introduceva l'obbligo per i medici di denunciare gli immigrati irregolari che si fossero presentati in ospedale a chiedere cure. Ma da settimane, ormai, le organizzazioni sindacali e le associazioni - laiche e cattoliche - che si oppongono al disegno di legge sulla sicurezza lanciano l'allarme: l'articolo 45 contiene un altro veleno contro la civile convivenza. E cioè l'obbligo per le scuole di denunciare le famiglie irregolari. Un'eresia per la scuola pubblica come oggi la conosciamo. L'obbligo all'istruzione è rivolto a tutti i minori di 16 anni presenti in Italia. Questo ha permesso alla scuola di essere, in questi anni, uno straordinario avamposto delle istituzioni pubbliche, oltre che un baluardo di democrazia. Ma ora, di soppiatto, il governo Berlusconi vuole far saltare il banco. Ieri a porre l'attenzione su questo «particolare» è stato un deputato dell'Italia dei Valori, il vicepresidente del gruppo alla Camera, Antonio Borghesi: «Questo provvedimento - ha aggiunto - contiene norme disumane che nulla hanno a che fare con il contrasto all'immigrazione clandestina. Sono norme che infieriscono impietosamente sulle donne e, in particolare, sui bambini. Ci ritroveremo, tra qualche anno, con una generazione di bambini fantasma, che vivono, respirano nel nostro paese, che potranno essere curati nei nostri ospedali ma che per l'anagrafe italiana continueranno a non esistere».

Il pericolo - che, qualora fosse posta la fiducia alla Camera diventerà una certezza - risiede nella cancellazione di una frase contenuta nell'articolo 6 del Testo unico sull'immigrazione. In questo articolo si dice che i documenti inerenti al soggiorno devono essere sempre esibiti «fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti gli atti di stato civile o all'accesso a pubblici servizi». Bene. Ora l'articolo 45 del disegno di legge sulla sicurezza stabilisce che il permesso di soggiorno debba essere presentato anche per gli atti inerenti lo stato civile e l'accesso a tutti i servizi pubblici. Ivi compresa, è la logica deduzione, la scuola. Non solo. Come spiega Sergio Briguglio, esperto di diritto dell'immigrazione: «Se il genitore dovrà esibire il permesso il preside sarà messo di fronte all'eventuale condizione di soggiorno illegale, del genitore non del figlio, e non potrà fare altro che sporgere denuncia trattandosi di un reato perseguibile d'ufficio». Due indizi fanno una prova. Il disegno di legge sulla sicurezza vuole che i presidi italiani si trasformino in spie.

«Non avevamo dubbi che andassero a parare lì, e infatti da un mese abbiamo lanciato una petizione contro questo aspetto del disegno di legge sulla sicurezza», dice Mimmo Pantaleo, segretario della Flc della Cgil. «Per noi l'idea di una scuola aperta a tutti è un punto identitario. Le norme contenute nel pacchetto sicurezza sono razziste e odiose. E d'altronde si inseriscono all'interno di un preciso disegno: svilire il ruolo della scuola pubblica nella sua funzione di integrazione. Siamo pronti alla disobbedienza civile».

Proprio stamattina, a partire dalle 10, si terrà un presidio a piazza Montecitorio promosso da Cgil, Arci, Acli, Federazione delle Chiese evangeliche e molti altri contro il pacchetto sicurezza. «La questione delle scuole ci sta particolarmente a cuore - dice Filippo Miragli, responsabile dell'Arci Immigrazione - anche se è difficile fare una classifica tra i punti che devono essere a tutti i costi eliminati: pensiamo al permesso di soggiorno a punti e al reato di immigrazione clandestina».

Protesta anche il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima: «L'istruzione è un obbligo e un diritto per tutti i minori. E non lo diciamo noi, ma le Convenzioni internazionali». Contro l'obbligo di denuncia da parte degli insegnanti e di «chiunque svolga incarichi pubblici» si erano apertamente schierato i famosi 101 parlamentari del Popolo delle Libertà capitanati da Alessandra Mussolini. In una lettera indirizzata al premier sostenevano chiaramente che sarebbe stato «un errore imperdonabile» porre la fiducia sul ddl senza correggere l'obbligo per i medici di denunciare gli irregolari e per tutti i pubblici ufficiali. La battaglia sui medici è stata vinta. Per salvare gli insegnanti c'è ancora poco tempo.