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Manifesto: «Il friulano? Lo salviamo contro la globalizzazione»

Parla Roberto Antonaz, l'assessore del Prc che ha proposto una legge per insegnare il dialetto nelle scuole del Friuli Venezia Giulia

01/09/2007
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il manifesto

Francesca Longo
Trieste «La grafia del friulano sarà unica, ma libera sarà la pronuncia. Non ci sarà nessun obbligo di friulano a scuola, ma libertà di scelta: chi vorrà potrà imparare a scrivere nella marilenghe». Così afferma l'assessore regionale alla cultura del Friuli Venezia Giulia Roberto Antonaz, Prc, in merito alla proposta di legge regionale da lui presentata come attuativa della legge nazionale 482/99 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche. In una regione dove Lega e autonomisti avevano predisposto una koinè a tavolino- una forma di accademia della Crusca del friulano - l'attuale giunta di centrosinistra ha contrapposto l'applicazione di una legge che è in anticamera da otto anni. Le polemiche si sprecano, soprattutto all'interno della maggioranza regionale di centrosinistra, ma non riguardano la difesa della «maggioranza» linguistica (il friulano è diffusissimo in ambito familiare, soprattutto in provincia di Udine, ma anche nel pordenonese e nel goriziano, con la coscienza collettiva che si tratti di lingua d'origine ladina e non di un dialetto italiano). Riguardano le norme in discussione la prossima settimana in commissione regionale. Le famiglie dei ragazzi delle scuole dei comuni «friulanofoni» riceveranno un questionario e dovranno comunicare se è loro intenzione far frequentare un corso di friulano, garantito per almeno un'ora per settimana nel primo ciclo. La Regione finanzierà corsi di lingua nei licei psicopedagogici, l'ufficio regionale scolastico verificherà annualmente la disponibilità dei docenti, i cartelli stradali saranno bilingui e sarà possibile ottenere atti in friulano dagli uffici pubblici. Ma quanto accende gli animi è l'uso del friulano come lingua veicolare a scuola per alcune ore, anche per tutte le discipline, matematica inclusa. Ovviamente per classi «omogenee», composte da soli studenti interessati. Quindi non una scuola in friulano, sul modello di quella già esistente per gli sloveni, ma una scuola per «i friulani». Che ratifica di fondo, sottolinea Antonaz, i progetti già esistenti.
«Una lingua non può sopravvivere se non è parlata e scritta - ricorda Antonaz - e il sistema 'veicolare' è il modo scientificamente più valido per insegnarla. In regione esistono scuole dove ad esempio l'inglese è lingua veicolare proprio per agevolarne l'apprendimento. Faremo lo stesso col friulano». Spiega l'assessore: «Oggi la globalizzazione tende tutti a impoverirci, a parlare l'inglese a scapito dei nostri idiomi. Mangiamo gli stessi cibi, vediamo gli stessi spot... tutelare le nostre peculiarità, tra cui anche la lingua, è una delle rivendicazioni principali assieme ai temi sociali della sinistra».
La legge, assicura Antonaz, sarà graduale e terrà conto dell'autonomia scolastica, non sarà d'ostacolo allo studio di altre materie, darà però dignità di lingua al friulano, dignità già riconosciuta a livello accademico. «Se la logica della Lega è creare barriere e gerarchie - conclude Antonaz - noi vorremmo agevolare quel Friuli multilingue che, ad esempio, oggi ha come speaker di Radio Onde Furlane un senegalese o che premia nei concorsi di poesia in lingua friulana un marocchino e un giapponese».
Né mancano futuri interventi a favore delle numerose parlate di una regione che, essendo al confine e su un confine confinato per decenni dalla guerra fredda al nulla, non lesina patrimoni linguistici, dal po nasin delle Valli del Torre, allo sloveno delle Valli del Natisone, al protoslavo della Val di Resia. Oltre al tedesco. Anche lo sloveno, già in aula a fine settembre contestualmente con la legge sul friulano, verrà infilato in questo revival di tutele.
Senza polemiche a sinistra: è la lingua che, nel secolo che ci lasciamo alle spalle, più di tutte ha pagato in sangue il suo diritto ad esistere. Lo testimonia, se non altro, la Risiera di San Sabba.