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Manifesto: Il governo piccona l'Istat

Ieri la protesta dei rilevatori precari. L'appello di 1200 intellettuali

22/07/2009
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il manifesto

Tremonti e Scajola screditano l'istituto. Venerdì nomina del nuovo presidente

Antonio Sciotto
Soprattutto in fase di crisi, non è bene che si sappia che la ripresa non c'è e che i disoccupati aumentano: così giorno per giorno il governo, infastidito dalle cifre dell'Istat, tenta di mettere a tacere il prestigioso istituto di statistica. Innanzitutto screditandolo: nemmeno un mese fa il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, all'assemblea di Confcommercio, ha spiegato che la rilevazione sulle forze di lavoro è fatta con un'indagine telefonica «su un campione di mille persone». Al contrario, sono ben 317 i lavoratori che conducono in tutta Italia, con interviste faccia a faccia, l'indagine su un campione di ben 300 mila famiglie, applicando standard Ue: sia che l'abbia detto per ignoranza, o per volontà di disinformare, il ministro ha stravolto pesantemente la realtà.
Ancora, il responsabile dello Sviluppo economico, Maurizio Scajola, due settimane fa ha spiegato che le stime sull'andamento della crisi economica fornite «quotidianamente possono fare danno allo sviluppo del nostro Paese; poi ci sono i Soloni, che attraverso le istituzioni private, ne danno altre». Per questo sarebbe meglio che l' Istat «decidesse di dare le statistiche ogni tre mesi e tutte insieme: sarebbe meglio che fare lo spezzatino». Come dire, stoppiamo i catastrofisti, anche quando sono rappresentati da istituti pubblici con tutte le carte in regola.
E non basta, perché la Flc Cgil - che ieri ha organizzato la protesta di 317 rilevatori precari - denuncia il mancato stanziamento dei fondi per i prossimi censimenti: nel 2010 si dovrebbe effettuare quello sull'agricoltura, e nel 2011 quello sulla popolazione. Sono i censimenti che si fanno ogni 10 anni, e la Ue ci sanzionerebbe con una procedura d'infrazione se non li svolgessimo.
Ma nel mirino del governo c'è soprattutto l'indagine sulle forze lavoro, quella svolta appunto dai 317 cocoprò citati sopra, e attaccata da Tremonti: il 50% di loro è precario da almeno 7 anni, e due terzi da oltre 3 anni (infatti in 220 hanno fatto causa per l'assunzione). Poiché il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta non vuole assumerli a tempo indeterminato, nè intende prorogarli in collaborazione (l'ultimo contratto scade in ottobre), il consiglio dell'IstatI 317 precari ieri hanno protestato davanti al ministero di Brunetta: lavorano a cottimo, percependo 23,50 euro lordi per ogni intervista portata a buon fine e 15 euro di rimborso spese. In tutto, circa 1000 euro netti al mese, ma senza ferie, malattia, maternità, contributi pieni. La rilevazione è condotta secondo gli standard Eurostat, si svolge nell'arco di 15 mesi, con 4 colloqui per ciascuna famiglia.
«C'è un generico impegno a garantire la priorità per le nuove assunzioni, ma poi potrebbero licenziare dopo soli 3 mesi - spiega Fabrizio Stocchi, Flc Cgil - A parte il nodo occupazione, ci preoccupa il fatto che privatizzando la qualità scadrà necessariamente, perché l'operatore privato avrà solo interesse che l'intervista sia portata a buon fine, e non che sia fatta bene».
La Cgil - che oggi a Roma terrà l'incontro pubblico «Le mani sull'Istat» - teme per il futuro dell'istituto, e qualche tempo fa ha anche lanciato l'allarme relativo alla volontà del governo di commissariarlo, svuotando così direzione e cda. Ora questa ipotesi sembra tramontata, e anzi ieri Palazzo Chigi ha annunciato con una nota che il nuovo presidente (successore di Luigi Biggeri) verrà nominato al consiglio dei ministri di dopodomani, venerdì 24.
Infine è stato diffuso un appello di 1200 intellettuali - accademici, sociologi, economisti, statistici - che verrà consegnato oggi al presidente Giorgio Napolitano: «La credibilità della statistica ufficiale è un bene pubblico del Paese». Tra i firmatari, Luciano Gallino, Aris Accornero, Chiara Saraceno. per appaltarlo all'esterno: un'idea già del 2005, ma che era tramontata sotto i ministri Baccini e Nicolais, per riemergere oggi. Tra le società che hanno già presentato la propria offerta, ci sono tra l'altro l'Atesia e la Unicab. I 317 precari ieri hanno protestato davanti al ministero di Brunetta: lavorano a cottimo, percependo 23,50 euro lordi per ogni intervista portata a buon fine e 15 euro di rimborso spese. In tutto, circa 1000 euro netti al mese, ma senza ferie, malattia, maternità, contributi pieni.