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Manifesto: L'Islam converte la Moratti alla scuola pubblica

Milano

27/10/2006
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il manifesto

Manuela Cartosio
Premessa: «Voglio essere molto chiara». Dichiarazione: «Noi abbiamo un sistema di scuola pubblica considerato nel mondo uno dei migliori esempi di integrazione, in grado di rispettare le identità ma nello stesso tempo capace di integrare». Indovinello: chi è la sfegatata paladina della scuola pubblica? Letizia Moratti, e non si tratta di un caso di omonimia. La stessa signora che ha cancellato l'aggettivo pubblica dal ministero dell'istruzione, da sindaco di Milano lo impugna come un randello contro una scuoletta privata che ha l'unico difetto d'essere «araba». Lady Letizia non si è tardivamente convertita alla scuola pubblica. E' un'abusiva, una contorsionista, degna guida di una giunta di centro destra piena di supporter delle scuole private, purchè cattoliche, confindustriali o padane. Quella italo-egiziana di via Ventura li ha trasformati dalla sera alla mattina in cantori della scuola pubblica. Per dirla alla Cuore, «hanno la faccia come il culo».
Fin qui Letizia Moratti aveva delegato il boicottaggio della scuola «araba» - chiusa il 12 ottobre da un'ordinanza del prefetto - a un paio di assessori e alla ciurmetta leghista. Ieri è scesa in pista in prima persona e lo scontro con il suo successore al ministero dell'istruzione, ridiventata pubblica, si è alzato di tono. Non di qualità. Gli argomenti addotti dal sindaco in una lettera al ministro Fioroni restano quelli speciosi della melina burocratica. Mancano i «requisiti» perché il ministero autorizzi la Nagib Mahfuz, scrive la Moratti. L'unico requisito mancante è la dichiarazione di agilibilità dei locali. La devono rilasciare gli uffici tecnici del Comune. Il sindaco ne parla come se fossero di un'altra parrocchia, mentre invece sono gli esecutori della tattica dilatoria di Palazzo Marino. Serve una preventiva deroga regionale, aggiunge la Moratti, perché la scuola «araba», se entrerà in funzione, non riuscirà ad assolvere l'obbligo scolastisco dei 200 giorni di lezione l'anno. Qui siamo all'amnesia. La riforma Moratti non parla più di 200 giorni, ma di 891 ore di lezione. E comunque la scuola italo-egiziana, non essendo paritaria e non rilasciando titoli, non soggiace a quel vincolo. A far testo sono gli esami che gli alunni sosterranno a fine anno presso una scuola pubblica italiana.
Fioroni ha replicato rendendo pubblica un'altra lettera. La sua, spedita due giorni prima a Palazzo Marino. Questo il succo: manca solo il nulla osta del Comune, decidetevi. Acquisito quello, il ministero autorizzerà la Nagib Mahfuz. E' tenuto a farlo per legge, una legge «uguale per tutti» che non consente «valutazioni di opportunità». In altri termini: la scuola «araba» può non piacere, ma il ministro è tenuto ad autorizzarla come una qualsiasi altra scuola straniera in Italia.
Una Moratti per nulla intenzionata a mollare il nulla osta sfida il suo successore a farne a meno. Fioroni avrà un pelino di coraggio?