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Manifesto: «L'ora di religione non sia multiconfessionale»

Il monito del Vaticano: «Creerebbe solo confusione»

10/09/2009
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il manifesto

SCUOLA Diktat della Congregazione per l'educazione religiosa: nessuno spazio per le altre confessioni durante l'ora di religione, si rischia il «relativismo». Intanto il governo si attrezza per tacitare le proteste dei precari. E infila nel decreto Ronchi 600 euro al mese. L'ammortizzatore sarà soltanto per 12 mila persone e durerà un anno

Stefano Milani

ROMA
L'ora di religione? Obbligatoria e rigorosamente cattolica. Il nuovo diktat arriva dalla Congregazione vaticana per l'educazione cattolica, nero su bianco in una lettera inviata i 5 maggio scorso alle conferenze episcopali di tutto il mondo ma che sta circolando solo adesso, guarda a caso a pochi giorni dall'apertura dell'anno scolastico. Nulla di nuovo sotto il Cupolone: l'insegnamento dell'ora di religione nelle scuole non può essere sostituito «con un insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa». Il rischio per il Vaticano, «se l'insegnamento della religione fosse limitato a un'esposizione delle diverse religioni, in un modo comparativo e "neutro"», è che «si potrebbe anche creare confusione o generare relativismo o indifferentismo religioso».
Perché l'insegnamento della religione nella scuola, come spiegano i firmatari del documento (il cardinale Zenon Grocholewski e l'arcivescovo Jean-Louis Bruguès, rispettivamente presidente e segretario della Congregazione) «è un aspetto del diritto all'educazione». Dunque «un insegnamento che disconoscesse o emarginasse la dimensione morale e religiosa della persona costituirebbe un ostacolo per un'educazione completa» si legge ancora nella circolare della Congregazione. Ma c'è di più. La «marginalizzazione» dell'insegnamento della religione nella scuola «equivale, almeno in pratica - sottolinea il dicastero - ad assumere una posizione ideologica che può indurre all'errore o produrre un danno agli alunni». Difendendo così «il diritto dei genitori alla scelta di un'educazione conforme alla loro fede religiosa» per i figli, il diritto alla «libertà di scelta della scuola» e quello dei figli a «ricevere, nei centri scolastici, un insegnamento religioso confessionale che integri la propria tradizione religiosa nella formazione culturale e accademica propria della scuola».
Una posizione che trova ovviamente d'accordo il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini che ribadisce: «Credo che nel nostro paese si svolga regolarmente l'ora di religione e credo che debba essere non l'ora di catechismo ma l'ora in cui si insegna la religione cattolica». Di tutt'altro avviso sono i diretti interessati. L'ora di religione è la «partita di scambio del governo per la pace con la Santa Sede» protesta la Rete degli Studenti. Quella chiesta dal Vaticano, spiega, è «un'impostazione lontana anni luce da quella della maggior parte degli studenti che, come rivela anche un recente sondaggio, pensano che l'ora di religione cattolica dovrebbe essere riformata e rivista, aprendola allo studio di altre religioni o trasformandola in un'ora di discussione su temi etici e sociali».
Ma nella lettera del Vaticano c'è di più. Quasi a margine c'è un riferimento alle roventi polemiche dello scorso agosto, dopo che una sentenza del Tar del Lazio ha accolto un ricorso presentato da alcune associazioni, e soprattutto da una folta rappresentanza di altre religioni presenti in Italia, in base al quale i professori di religione venivano esclusi dagli scrutini e quindi dal giudizio di merito sul profitto degli alunni. Decisone che fece infuriare le alte sfere ecclesiastiche, Cei in primis. Nei giorni successivi il governo promisse allora di appellarsi al Consiglio di Stato ma, nel frattempo, emanò una serie di norme che regolavano diversi aspetti della vita scolastica, fra cui appunto quello degli insegnanti di religione.
Regolamento pubblicato poi sulla Gazzetta ufficiale, e che non teneva conto della sentenza del Tribunale amministrativo riabilitando di fatto i docenti di religione ad un ruolo attivo negli scrutini. Da parte loro i leader protestanti italiani, che capeggiavano il fronte del ricorso al Tar, facevano sapere che avrebbero a loro volta fatto ricorso alla Consulta. Nel nuovo capitolo del polverone interviene ora il Vaticano che ribadisce, dal suo punto di vista, il valore didattico dell'ora di religione, cioè il suo status di materia scolastica a tutti gli effetti.