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Manifesto-L'università di Blair rischia la bocciatura

L'università di Blair rischia la bocciatura Si vota ai Comuni il più contestato progetto del new Labour, la triplicazione delle tasse universitarie. Deputati laburisti in rivolta, "stiamo tradendo...

27/01/2004
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il manifesto

L'università di Blair rischia la bocciatura
Si vota ai Comuni il più contestato progetto del new Labour, la triplicazione delle tasse universitarie. Deputati laburisti in rivolta, "stiamo tradendo le promesse elettorali". Il premier rischia la prima sconfitta della sua carriera. Sondaggio: 70 inglesi su 100 sono contro il progetto di legge
ORSOLA CASAGRANDE
LONDRA
Ormai anche Tony Blair sembra rassegnato ad accettare che le prossime ventiquattro ore siano le più drammatiche della sua carriera di primo ministro. Questa sera alle sette ci sarà a Westminster il voto cruciale sul progettato aumento delle tasse universitarie. Domani a mezzogiorno e mezzo Lord Hutton pronuncerà il suo verdetto sulle circostanze che hanno circondato la morte del professor Kelly e dirà chi sono - se ci sono - i colpevoli di questa drammatica vicenda conclusasi con l'apparente suicidio dell'ex ispettore Onu. Ieri sera Blair ha incontrato i suoi deputati nel tentativo di limitare i danni di una rivolta che potrebbe essere la più imponente registrata dal new Labour durante i suoi quasi sette anni di governo. I parlamentari che hanno firmato un documento contro la legge che "liberalizza", per così dire, le tasse universitarie sono 155. Un numero enorme, anche per un governo che può contare su una maggioranza di 161 deputati in parlamento. Ieri Downing street ha ammesso che "il voto sarà un testa a testa: non possiamo ancora cantare vittoria". Tanta è la paura di perdere che Blair ha chiesto a tutti i personaggi influenti del suo governo di pronunciarsi a favore del controverso disegno di legge. Ieri anche il ministro del tesoro Gordon Brown ha chiesto ai ribelli di tornare sui propri passi e votare in linea con le indicazioni del partito.

"La scelta del 27 gennaio per il voto non è stata casuale" - dice Alan Simpson, presidente del Socialist Campaign Group (il gruppo di deputati che cerca di mantenere il Labour ancorato ai valori socialisti). "Infatti molti ribelli erano impegnati all'estero, chi al Consiglio d'Europa chi altrove. Ma abbiamo cancellato tutti gli impegni. Domani sera (questa sera, ndr) ci saremo tutti".

In pratica, se l'opposizione voterà compatta contro la legge basteranno i voti contrari di 81 laburisti per bocciare il governo. Ed è questo che preoccupa Blair, che evidentemente già sente in bocca il sapore della sconfitta. Così per settimane ha mandato in giro i suoi fedelissimi a parlare con i ribelli ritenuti più "morbidi", cioè quelli che potevano ripensarci e votare con il governo. Alla stampa l'ufficio comunicazione di Downing street (pur senza Alastair Campbell) ha continuato a passare notizie di defezioni sempre più numerose: i ribelli tornano indietro, un altro gruppo decide di non fare male a Blair, e via di questo passo con informazioni rassicuranti. Questi sono poi stati i titoli dei giornali: totalmente fuorvianti. Perché invece i ribelli sono rimasti uniti. "E non per un sentimento di vendetta personale - sottolinea il deputato Ian Gibson - ma perché ci viene chiesto di ignorare gli impegni che abbiamo preso con l'elettorato (di non introdurre tasse differenziate, ndr) e di ripudiare la giustizia sociale che è il pilastro sui cui il Labour si basa". Una scelta che potrebbe anche avere pesanti conseguenze elettorali: un sondaggio pubblicato ieri dimostra che almeno sette inglesi su dieci sono decisamente contrari al progetto governativo e vorrebbero vederlo bocciato - senza contare le manifestazioni che da mesi si susseguono con furore sull'argomento. Nessun'altra legge del governo Blair è stata accolta tanto male.

Nei fatti la nuova legge propone di lasciare che siano le università a decidere quanto dovranno pagare gli studenti. Il governo si limita a fissare un tetto massimo: 3000 sterline l'anno (cioè circa 4500 euro). Tre quarti degli atenei inglesi, secondo quanto afferma lo stesso governo, sceglierà di far pagare proprio 3000 sterline ai futuri studenti. Che però (ed è questo che, dice il governo, fa la differenza) non dovranno pagare le tasse ogni anno, ma potranno farlo con calma una volta laureati. Lo studente dunque accumulerà debiti (anche molto alti, vedi la scheda) durante la sua carriera universitaria: una prospettiva, dicono i ribelli, che farà riflettere due volte prima di iscriversi all'università, soprattutto chi proviene da famiglie meno abbienti. "Perché è evidente - dice Jeremy Corbyn, un altro deputato che voterà no - che ai costi delle tasse uno deve aggiungere quelli della vita quotidiana da studente a tempo pieno". Corbyn ricorda che il 40% degli studenti iscritti ad università londinesi vive in casa con i genitori. Nell'anno accademico 1998-99 la percentuale era del 27%. Non è un caso poi che il 58% degli studenti debba lavorare per sopravvivere.

Ma è comunque il ripudio di colonne fondanti del Labour - istruzione per tutti, giustizia sociale, pari opportunità - che rende ancora più determinati i ribelli. Molti dei quali non rientrano nei "soliti sospetti". Non sono cioè gli uomini eletti dalla sinistra del partito. Si tratta di deputati che non se la sentono, lo spiega bene Ian Gibson, di "tradire l'elettorato che ci ha mandato in parlamento sulla base di un Manifesto che oggi ci viene chiesto di ripudiare". E' anche per questo che il voto contro la legge proposta dal ministro all'istruzione Charles Clarke è anche "una questione di principio. Il primo ministro ha detto che i deputati che voteranno contro questa legge renderanno al paese un grosso disservizio. Ma imporre questa legge senza considerare le implicazioni a lungo termine che essa avrà sulla vita di milioni di giovani mi sembra un tradimento assai più grave".


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