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Manifesto: La prima riforma è dell'università

Il neoministro Fabio Mussi ritira le nuove «lauree a Y» di Moratti e annuncia: «Presto incontrerò gli studenti in un vero viaggio inchiesta in tutti gli atenei»

26/05/2006
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il manifesto

Matteo Bartocci
Roma
La controversa «laurea a Y» varata da Letizia Moratti in sostituzione del berlingueriano «3+2» è stata sospesa con un tratto di penna dal nuovo ministro dell'università Fabio Mussi. Non si tratta del « carnevale degli annunci» tanto vituperato da Romano Prodi ma di un atto di governo ben concreto e dal chiaro significato politico: c'è aria nuova a piazzale Kennedy, dove ha sede il Murst (ministero università e ricerca scientifica). E non solo perché un ministro che pranza a mensa con gli impiegati e che il primo giorno dopo il suo insediamento fa una mega assemblea aperta a tutti di saluto e di «incoraggiamento» in quelle stanze non lo avevano mai visto, né con l'Ulivo né con la Casa delle libertà.
Con una sorta di «berlinguerismo al contrario», nei giorni scorsi Mussi ha richiamato in sordina dalla Corte dei conti tre importanti decreti firmati da Letizia Moratti nei suoi ultimi giorni da ministro. Il primo (del 22 marzo) istituisce il doppio canale delle nuove lauree a Y : un anno comune che si biforca in un biennio «pratico-professionalizante» e un quadriennio «metodologico-specialistico». Una riforma che aveva provocato una vera sollevazione negli atenei, con tanto di dimissioni dai tavoli tecnici dei propri rappresentanti: si temevano effetti «marketing» e una generale dequalificazione dei corsi in serie A e serie B anche attraverso lauree scientificamente improbabili come quella, poi varata, in scienze criminologiche e della sicurezza. «Ho intenzione di rivederlo e di presentarlo con le dovute modifiche entro l'estate, in modo che tutti gli atenei possano partire con i nuovi corsi dal 2007», ha spiegato il ministro. I tecnici sono già al lavoro ed è più che probabile che della riforma morattiana rimarrà ben poca memoria.
Gli altri due decreti sospesi invece sono stati varati dalla candidata a sindaco di Milano addirittura il giorno dopo le elezioni (il 216 e il 217 del 10 e 11 aprile) e riguardano il finanziamento delle università e i criteri di valutazione (ex post) per erogare i fondi. «Ho notato alcuni effetti collaterali indesiderati - rileva Mussi - una norma apparentemente inoffensiva attribuisce il 75% delle risorse al Nord, e soprattutto, in modo sospetto, a Milano, il 20 al centro Italia e soltanto il 5 da Roma in giù».
Immediato cambio di passo anche sul piano simbolico. Dopo l'affondamento del grottesco ateneo «ad personam» Francesco Ranieri di Villa San Giovanni, Mussi si è recato in visita alla Normale di Pisa, ateneo in cui si è laureato nel 1972. Qui come ovunque l'attesa dopo i disastri morattiani è grande. «Non credo al riformismo dall'alto, occorre guardare le persone negli occhi - dice Mussi incontrando con qualche commozione e tanti applausi le matricole della «sua» università - per questo farò un viaggio inchiesta in tutti gli atenei italiani. Se penso a Moggi e ai furbetti del quartierino credo che la società abbia ribaltato i 'valori', questo governo proverà a mettere le cose a posto», assicura. Appuntamento fisso di tutte le visite infatti saranno gli incontri con gli studenti e con i precari, protagonisti degli scioperi e delle occupazioni anti-Moratti dell'autunno scorso: «Nelle università come nel mondo del lavoro di precariato ce ne deve essere di meno, perché niente è più contrario alla scienza». Tra i prossimi dossier sul tavolo del ministro - e del sottosegretario Luciano Modica - ce n'è uno infine che riguarda il sistema delle università telematiche. Che l'«e-learning all'amatriciana»possa dare luogo a diplomi comprati a distanza non è certo un mistero. Ma dal ministero per ora non trapela nulla di più: si va avanti con i piedi di piombo e a piccoli passi.
C''è preoccupazione invece per la situazione «catastrofica» dei finanziamenti alla ricerca. Lunedì e martedì il ministro sarà a Bruxelles per discutere di Programma quadro e di progetti europei, mentre lo staff lavora a un restyling del burocratico sito Web del ministero cercando di «aprirlo» agli studenti e alle famiglie. In fondo, «per governare questo paese - diceva Mussi prima di lasciare Pisa - sono necessarie grandi idee di cambiamento, idee forti, ma saggezza e prudenza nell'applicarle».