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Manifesto-La rabbia degli insegnanti

SARDEGNA La rabbia degli insegnanti CINZIA SIMBULA CAGLIARI Bandiere e striscioni colorati in bella vista: "Si okkupa". Ma a dire che la scuola in Sardegna non funziona e va bocciata, insieme alla...

21/09/2004
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il manifesto

SARDEGNA
La rabbia degli insegnanti
CINZIA SIMBULA
CAGLIARI
Bandiere e striscioni colorati in bella vista: "Si okkupa". Ma a dire che la scuola in Sardegna non funziona e va bocciata, insieme alla ministra Letizia Moratti, non sono questa volta gli studenti con i loro zainetti variopinti. No. Questa volta la rivolta coinvolge un'altra categoria: quella degli insegnanti assieme ai loro rappresentanti sindacali. Ieri mattina hanno deciso di fare il blitz nella sede della direzione scolastica regionale nel centro di Cagliari. Occupazione in piena regola. L'obiettivo è semplice: provare a ridurre le conseguenze catastrofiche dovute all'applicazione della riforma Moratti nell'isola. A considerarli tali, gli effetti della riforma, sono i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, ma anche quelli dello Snals, dei Cobas, del Gilda e della Confederazione sindacale sarda (Css) che si sono dati appuntamento a metà mattina davanti agli uffici di viale Regina Elena e, assieme agli insegnanti arrivati da tutta l'isola, sono rimasti lì fino a tarda sera. "Tutti uniti contro la riforma e l'attacco alla scuola pubblica" è il loro slogan. Sotto accusa il caos delle supplenze, i tagli agli organici, l'edilizia in condizioni fatiscenti.

Ma, soprattutto, l'introduzione dei tutor, il ritorno al maestro unico alle elementari e la trasformazione delle scuole materne in asili nido. Peppino Loddo, segretario regionale della Flc-Cgil fa esempi pratici per rendere l'idea: "Nei primi mesi di quest'anno i genitori si sono trovati a dover scegliere per i loro figli un nuovo strano orario diviso in due parti: una obbligatoria e una facoltativa, senza minimamente sapere di cosa si tratti. Tra l'altro il tempo scolastico è ridotto a poca cosa e insufficiente a garantire un buon diritto all'istruzione". Ma non è tutto. Incalza il rappresentante Cgil: "Imposizioni e minacce non possono cancellare il legittimo diritto delle scuole autonome di scegliere il Piano di offerta formativa (Pof) da offrire agli alunni delle scuole pubbliche sarde".

Poi c'è il passaggio scottante che riguarda il precariato, con le migliaia di posti vuoti non ancora coperti con la nomina dei supplenti. Per gli insegnanti "imposizioni e minacce non possono cancellare il legittimo diritto delle scuole autonome di scegliere il Piano di offerta formativa (Pof) da offrire agli alunni delle scuole pubbliche sarde".

Enrico Frau, segretario della Cisl scuola è categorico: "Questa riforma porta uno sconvolgimento perché va a intaccare un sistema, quello della scuola italiana, apprezzato in tutta Europa". E Francesco Casula, segretario della Css (la confederazione sindacale sarda che raggruppa circa mille iscritti), aggiunge: "Il ministero parla di autonomia, ma la riforma cozza con questo principio". Problemi che per Olga Atzori, rappresentante del sindacato Gilda "vengono amplificati dalla specificità dell'isola". Intanto Armando Pietrella, responsabile della direzione didattica della Sardegna, fa sapere che "per il quarto anno consecutivo la scuola inizia in modo regolare, non c'è una cattedra scoperta e tutti gli insegnanti sono ai loro posti". I sindacati, però, avvertono: la battaglia non si ferma. Sino al 5 ottobre sono già in calendario riunioni nelle scuole. Gli incontri saranno aperti anche ai genitori degli studenti, anche loro vittime della tanto contestata riforma.