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Manifesto: Lavoro sicuro? È stop

ISPESL Soppresso l'istituto per la prevenzione

01/06/2010
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il manifesto

Sara Farolfi
«Utili» o «inutili»? Pomeriggio al cardiopalma ieri alla sede dell'Ispesl, l'istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro. Parliamo dell'unico istituto che fa ricerche e prevenzione in materia di sicurezza sul lavoro, «soppresso» dalla manovra varata dal consiglio dei ministri il 25 maggio. Ma i rilievi di Napolitano, la mezza marcia indietro sugli enti culturali... Insomma, all'Ispesl ci hanno sperato per tutta la giornata. Hanno sperato che nella versione definitiva firmata dal presidente della Repubblica ci fosse stato spazio per un ripensamento.
La doccia scozzese è arrivata in serata. L'ente è stato soppresso e le sue funzioni passeranno in capo all'Inail. Con un conflitto di interessi non da poco, visto che d'ora in avanti a fare ricerca per riconoscere le nuove malattie professionali sarà lo stesso istituto - l'Inail - che per quelle stesse malattie deve poi pagare gli indennizzi. «Così viene meno l'autonomia della ricerca, è un atto violento, una follia», ci dice una giovanissima precaria dell'istituto che, insieme a più di 500 colleghi, da oggi è in mezzo alla strada. Il personale «strutturato» - circa 800 persone - sarà trasferito invece al ministero della salute. Ma il punto non cambia e dalla sede dell'istituto, che da oggi sarà «occupata giorno e notte», annunciano battaglia durissima.
«Siamo i responsabili del registro nazionale dei mesoteliomi, siamo i leader della ricerca sulle nanotecnologie, abbiamo istituito il registro nazionale per gli incidenti domestici richiesto dal ministero del lavoro nel 2002, siamo noi a occuparci della formazione, e siamo stati consulenti del governo per la stesura del testo unico sulla sicurezza sul lavoro... Ora diventiamo un ente inutile, è assurdo», dicono dalla sede. E non è neppure una ragione di costi, «perchè la mancata prevenzione e la spesa per invalidità costano allo stato il 3 per cento del Pil mentre l'Ispesl, che serve a fare prevenzione, riceve dallo Stato 57 milioni di euro». Ma l'istituto, dicono, sarebbe in grado di autofinanziarsi - già oggi l'ente si autofinanzia per 35 milioni di euro - e, con la pianta organica al completo, «potremmo persino dare noi dei soldi allo stato».
Così il 2 giugno anche per l'Ispesl sarà «la festa della r(ic)e(rca) pubblica». La mobilitazione è stata proclamata dall'Isae - l'unico istituto indipendente di analisi economica ugualmente soppresso dalla manovra - e sta catalizzando la rabbia di tanti ricercatori italiani. La sede dell'istituto di studi economici è occupata da giorni; l'appello contro la chiusura ha superato le duemila firme. Sparisce anche l'Insean, l'istituto nazionale per l'architettura navale a cui lo stesso ministero dell'istruzione ha riconosciuto ultimamente «la qualità scientifica dell'attività svolta, l'internazionalizzazione delle ricerche e la capacità di attrarre risorse», e i cui ricercatori, nell'annunciare la mobilitazione, chiedono di poter confluire, con impianti e patrimonio, all'interno del Cnr. Il clima insomma si surriscalda nel mondo della ricerca. Il 7 giugno gli enti manifesteranno davanti al Miur. Il 12 giugno ci sarà invece la manifestazione promossa anche dalla Flc Cgil.