Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto-Letizia Moratti scivola anche sull'università

Manifesto-Letizia Moratti scivola anche sull'università

Letizia Moratti scivola anche sull'università Cancellati i fondi per il 35% dei dottorati. E si pensa a un Consiglio superiore dell'istruzione in mano al ministro DAVID ZETA Pochi mesi...

20/12/2003
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Letizia Moratti scivola anche sull'università
Cancellati i fondi per il 35% dei dottorati. E si pensa a un Consiglio superiore dell'istruzione in mano al ministro
DAVID ZETA
Pochi mesi fa il ministro ha guadagnato qualche consenso sulla stampa destinando a borse di dottorato fondi sottratti, senza proteste, all'incentivazione della didattica. Ma ora sui dottorati ha fatto uno scivolone. Lunedì 15 dicembre è comparso nella gazzetta ufficiale n.290 un decreto ministeriale che, ripartendo le borse di dottorato fra 68 università, in base, si sostiene, ai criteri del comitato nazionale per la valutazione, ha tagliato il 35% delle borse di dottorato in 47 atenei. Prima che qualcuno plauda al rigore delle valutazioni introdotto dalla Moratti, sarà bene precisare che il taglio avviene non perché i corsi di dottorato di quelle università siano stati valutati negativamente, ma perché i rapporti dei loro nuclei di valutazione relativi al 2001 sono stati ritenuti parziali o non esaurienti. Evidentemente ha confuso il processo di valutazione con la qualità dei valutati. Sarebbe come se, a causa di un errore nei verbali della commissione d'esame, fossero bocciati gli studenti. Il ministro avrebbe dovuto chiedersi perché circa il 75% del sistema universitario ha mostrato difficoltà a valutare i corsi. La risposta è semplice: la valutazione richiede criteri chiari e adeguate risorse, ed entrambi mancano.

Pochi giorni fa è stato diffuso il documento con le modifiche che il ministro avrebbe apportato al decreto 509/1999 che regola l'autonomia didattica degli atenei. Avendo minacciato per due anni profondi cambiamenti, addirittura una riforma del cosiddetto "3+2", dopo aver alimentato molte incertezza e fatto mancare indispensabili finanziamenti ai nuovi corsi, il ministero avrebbe partorito un decretino. Conferenze e consigli universitari avevano espresso all'unanimità pareri negativi sullo sdoppiamento "a Y" fra percorsi professionalizzanti e percorsi accademici. Ma nonostante le ripetute raccomandazioni di affidare la correzione degli errori del "3+2" alla valutazione e all'autonomia degli atenei, il ministero ha comunque voluto cambiare alcune cose. Poche ma sufficienti ad accrescere la confusione nel sistema, peraltro senza correggere i molti errori dei nuovi corsi. Anche dopo le varie versioni, si capisce che i punti principali sono stati mantenuti, nonostante le molte critiche ricevute.

Con le modifiche proposte dal Miur si dovrebbero cambiare i decreti sulle classi di tutti i corsi di studio e, di conseguenza, le università dovrebbero rivedere tutti gli ordinamenti e i regolamenti didattici. I percorsi della laurea specialistica (che si dovrebbe chiamare magistrale) verrebbero svincolati da quelli delle lauree, ponendo il problema di definire nuovi criteri d'accesso e conseguenti valutazioni. L'anomalia del ciclo unico che, per ragioni di normativa europea, è ora limitata alle lauree in medicina, farmacia e architettura, verrebbe poi estesa agli studi giuridici, accreditando l'idea illogica che gli studi di qualità siano possibili solo con un percorso quinquennale unitario. Da notare, infine, una notizia del tutto inedita: gli attuali corsi di master universitario scomparirebbero per diventare il soprannome della laurea magistrale.

Chi volesse vedere una correlazione tra le perduranti difficoltà di rapporto con gli organismi rappresentativi universitari e la richiesta della Moratti al consiglio dei ministri di una delega per istituire un Consiglio superiore per l'istruzione e la scienza, tutto di nomina ministeriale, pensa male e fa peccato.