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Manifesto-Liceo Agnesi, un "no" che fa discutere la sinistra

Liceo Agnesi, un "no" che fa discutere la sinistra Milano, polemiche sulla decisione del ministro Moratti di stroncare l'ipotesi di una classe per soli musulmani LUCA FAZIO MILANO E adesso? Dopo...

15/07/2004
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il manifesto

Liceo Agnesi, un "no" che fa discutere la sinistra
Milano, polemiche sulla decisione del ministro Moratti di stroncare l'ipotesi di una classe per soli musulmani
LUCA FAZIO
MILANO
E adesso? Dopo il "no" del ministro Moratti, che ha stroncato sul nascere l'ipotesi di una classe separata per accogliere nel liceo Agnesi di Milano venti studenti musulmani, bisogna dare almeno una risposta ai professori che continuano a difendere il loro progetto sperimentale. Su due questioni è difficile non convenire con il preside Giovanni Gaglio: quando si chiede dove fossero quei politici che non hanno fatto nulla in materia di integrazione pur conoscendo la situazione, e soprattutto quando domanda dove andranno a finire quei ragazzini che finora sono stati istruiti nella moschea di via Quaranta. Perché se è inaccettabile l'ipotesi di formare classi su base etnico-religiosa nella scuola pubblica, d'altra parte è difficile spingere questo ragionamento fino in fondo senza domandarsi se è meglio che quei ragazzi vadano a scuola oppure no, e ancora se è meglio che stiano in una classe separata all'interno di una scuola pubblica, o peggio, che frequentino una scuola separata privata e confessionale (in teoria, non solo per i cattolici, ma anche per i musulmani è ammessa dalla legge). Senza contare il fatto che la nostra scuola pubblica non è poi così laica come alcune sacrosante dichiarazioni di principio (di questi giorni) potrebbero far pensare. E certo non basta il doveroso "no" ad una singola sperimentazione, tantomeno della cattolicissima Moratti, per liquidare la questione epocale della convivenza tra popoli e religioni diverse. Perché in fondo di questo si sta parlando, e non a caso, a sinistra, si è aperto un dibattito lacerante che non obbedisce ad alcun ordine di scuderia. I più decisi a sostenere le ragioni dell'Agnesi sono i diessini. "Il ministro Moratti - sostiene Andrea Ranieri della segreteria nazionale - boccia iniziative importanti per l'interculturalità. Gli insegnanti dell'Agnesi hanno affrontato con generosità e impegno un problema cruciale per il nostro futuro. Avrebbero potuto limitarsi a fare quello che fa la gran parte di noi, compresi quelli che si indignano per le soluzioni trovate: assistere all'allontanamento della scuola di centinaia di ragazzi extracomunitari alla fine delle media dell'obbligo". A proposito di obbligo scolastico, la senatrice Maria Chiara Acciarini, capogruppo Ds nella commissione istruzione, sostiene che se l'obbligo scolastico fosse stato davvero innalzato i genitori dei ragazzini non avrebbero potuto scegliere se mandare o no i loro figli a scuola. Resta un problema però: a quel punto bisognerebbe fare i conti con chi, da musulmano, pretenderebbe di poter scegliere di mandare i figli o alla scuola pubblica o a una scuola privata confessionale di suo gradimento. Magari proprio chiedendo che venga riconosciuta la scuola "abusiva" della moschea di via Quaranta, che si sente sotto tiro. Ieri, Abdel Shaari, presidente del centro islamico di viale Jenner, ha dichiarato che quella scuola non la chiuderanno mai: "Se ce la faranno chiudere ci rivolgeremo al Tar, due anni fa abbiamo mandato in Regione la richiesta di presa d'atto dell'esistenza della scuola ma non hanno risposto".

Dei Verdi due dichiarazioni opposte. Quella del deputato Mauro Bulgarelli: "Le classi islamiche sono un'occasione mancata per sperimentare nuove forme di integrazione graduale". E quella rilasciata nei giorni scorsi dal senatore Fiorello Cortiana, tra i primi a invocare l'intervento della Moratti: "La scelta di istituire una classe a monocomposizione religiosa è sciagurata oggi e prelude a disastri domani". Rifondazione, per bocca di Loredana Fraleone, segretaria nazionale scuola, ieri ha chiesto le dimissioni di Giuseppe Bertagna, l'uomo della Moratti che stava seguendo il progetto "incostituzionale" del liceo Agnesi, "impregnato del familismo e del differenzialismo autoritario che caratterizzano tutta la cosiddetta riforma".