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Manifesto-Lucchetti e serrature digitali

Lucchetti e serrature digitali Sempre più spesso le tecnologie digitali vengono usate non per favorire nuove attività e libertà, ma per restringerle, creando scarsità artificiali anche là dove ...

10/10/2005
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il manifesto

Lucchetti e serrature digitali
Sempre più spesso le tecnologie digitali vengono usate non per favorire nuove attività e libertà, ma per restringerle, creando scarsità artificiali anche là dove ci sarebbe una naturale abbondanza. In Italia l'ultimo caso è quelle delle "sim-lock", un modello di business analogo a quello utilizzato in altri mercati
FRANCO CARLINI
Sempre più spesso le tecnologie digitali vengono usate non già per rendere possibili nuove attività e libertà, ma per restringerle, creando scarsità artificiali anche là dove invece ci sarebbe una naturale abbondanza. Nei giorni scorsi, per esempio, si è diffusa in rete la voce secondo cui Microsoft avrebbe realizzato un sistema grazie al quale i Dvd possono essere visti una volta sola e poi sono da buttare, il che sarebbe un modo per consentire per esempio le diffusione di demo e trailer, contemporaneamente impedendone la copiatura e rilettura. La notizia, lanciata da un sito inglese poco noto, era una bufala, ma la cosa è tecnicamente possibile e gli esempi del genere sono ormai infiniti, basandosi su una logica di efficienza: poiché sarebbe costosissimo identificare e perseguire legalmente tutti coloro che copiano e riproducono illegalmente, allora ai detentori della proprietà intellettuale risulta più conveniente introdurre negli apparati dei software di limitazione dell'uso, in altre parole delle serrature che certamente sono meno costose e più robuste degli avvocati. Un problema analogo si sta ponendo ormai in tutto il mondo con il "lucchetto ai telefonini", su cui mercoledì si è pronunciata l'Autorità italiana per le comunicazioni: esso è lecito, ha detto la Commissione "Infrastrutture e Reti", ma dovrebbe avere una durata nel tempo molto più contenuta, indicativamente di sei mesi. Su questo orientamento viene aperta una consultazione con i soggetti interessati, operatori e utenti, con le loro associazioni.

E' il problema del "sim-lock", spinto in Italia particolarmente da "3", ma diffuso anche in America. Laggiù, per esempio, chi voglia avere il nuovo telefonino Rokr di Motorola, realizzato insieme alla Apple, che è capace di suonare anche la musica (contiene 100 brani), lo può avere scontato a 250 dollari anziché a 350 se contemporaneamente si abbona per due anni ai servizi cellulari di Cingular Wireless. In Italia "3" offre diverse opzioni, tutte basate sulla fedeltà del cliente: puoi avere un videotelefono di grande valore commerciale a prezzi molto favorevoli se resti con noi, senza cambiare operatore telefonico. E' una pratica commerciale non nuova: il grande sconto sull'apparato terminale (attorno ai 250 euro) verrà compensato dal traffico generato nei mesi o anni successivi. Per rendere sicura la fedeltà, un apposito software installato sul cellulare lega indissolubilmente la schedina (Sim) all'apparecchio: se dunque uno introduce un'altra Sim, per esempio di un altro operatore, il telefono risulta inutilizzabile.

Il modello di business è analogo a quello adottato in altri mercati, per esempio dei rasoi da barba: essi vengono venduti a un prezzo allettante, mentre le cartucce di ricambio costano molto. Le caratteristiche tecniche dei rasoi (gli attacchi con le cartucce) sono fatti in modo tale da rendere impossibile l'uso di ricambi di prodotti concorrenti. In altre parole un apparato tecnico forza il rispetto dell'obbligo contrattuale, implicito o esplicito. Nel caso dei telefonini l'obbiettivo di "3", ultima e dinamica arrivata nell'affollato mercato della telefonia mobile italiana, è in questa fase di arrivare a un numero di clienti significativo, tale da giustificare i notevoli investimenti fatti sulla rete.

Vincenzo Novari, amministratore delegato di "3", sta giocando in questo una partita decisiva: il colosso cinese Hutchison Whampoa Limited (HWL) infatti ha da tempo deciso di andare al di là delle sue tradizionali attività nella logistica portuale e negli hotel e ha creato la società H3G che offre telefonia mobile di terza generazione (Umts) in diversi paesi. Dove le cose sono andate meglio è in Italia, paese in cui gli abbonati stanno per arrivare a 5 milioni. Ma questo è stato possibile solo investendo in perdita ed ora è venuto il momento di tirare le fila con l'andata in borsa, che dovrebbe avvenire entro natale. Trattando generosamente i suoi clienti, "3" ha introdotto anche in Italia la prassi, già diffusa all'estero, di "sussidiarli": fin dagli esordi della telefonia mobile infatti alcuni gruppi hanno regalato o quasi gli apparati pur di avere una massa di clienti importante.

In Italia si trattava di convincere anche gli scettici che la videotelefonata sul cellulare, grazie alla telefonia 3G, era bella e allettante, questione su cui chi scrive continua ad avere molti dubbi, pur pronto a essere smentito dalle cifre. Così come il fatturato che Tim, Vodafone, Wind e 3 ricavano dalle news o dai Grandi Fratelli sul cellulare resta poco significativo e con margini di guadagno insignificanti, data la politica esosa dei fornitori di contenuti (Rai, Mediaset, quotidiani, lega calcio). La questione però è divenuta calda, in Italia e altrove, grazie ai software che permettono di sbloccare le Sim. Basta usare un qualsiasi motore di ricerca sul web per trovare una pluralità di siti che legalmente offrono in vendita i programmi di apertura del lucchetto, personalizzati per i diversi modelli di telefonini. E' usando sistemi del genere che alcuni negozi al dettaglio italiani (come a suo tempo documentato dal programma televisivo Le Iene) sbloccano a pagamento i cellulari di "3". Questo ha portato a indagini, denunce e polemiche.

Su questo fronte è stata particolarmente attiva Vodafone Italia che ha accusato "3" di "ostacolare la concorrenza e di limitare la libertà dei consumatori, che non possono più avvalersi della number portability" (Ansa, 5 ottobre), ovvero della possibilità, di mantenere lo stesso numero telefonico pur cambiando operatore. A sua volta "3" ha accusato Vodafone di spingere i consumatori allo sblocco delle Sim e ha chiesto risarcimenti milionari. Sul piano commerciale Vodafone ha reagito con sconti particolarmente sostanziosi quanto a minuti telefonici regalati: politica molto aggressiva, ma "alla Novari" che non per caso in Omnitel (ora Vodafone) è cresciuto e ha fatto scuola. Al di là delle cause legali pendenti in tribunale, la questione è di per sé particolarmente intricata, come è tipico delle nuove tecnologie le quali sovente modificano le regole del gioco: seguendo il modello dei rasoi, altri settori hanno pensato di incatenare i consumatori.

In America per esempio c'è stato il caso di un produttore di saracinesche per garage che pretendeva che solo il suo telecomando potesse essere usato, vietando con trucchi software l'utilizzo di telecomandi concorrenti e più economici. Nell'elettronica per auto è diffusa ma sempre più contestata la prassi di fornire solo ai garage convenzionati i numeri di codice con cui intervenire sulle centraline dell'automobili, così tagliando fuori gli elettrauto concorrenti e certamente rendendo la vita più difficile ai clienti. Famosa poi è stata la causa delle stampanti Lexmark costruite in modo da leggere il codice contenuto in un chip nelle cartucce di inchiostro. Se queste non erano della Lexmark stessa, la stampante non si attivava. Alcuni produttori di ricambi, con processi di reverse engineering, realizzarono chip analoghi. In primo grado vennero condannati per violazione delle leggi sul copyright digitale, ma la sentenza d'appello diede loro ragione (e con loro ai consumatori che devono essere liberi di scegliere quali ricambi usare).