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Manifesto: Manifesto: Cgil senza invito va allo sciopero

Intanto il Direttivo ha deciso: il 12 dicembre braccia incrociate, ma probabilmente solo 4 ore e per territori

13/11/2008
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il manifesto

12 DICEMBRE STOP GENERALE
Il sindacato guidato da Epifani non è stato convocato all'incontro di due sere fa a Palazzo Grazioli: c'erano Bonanni, Angeletti, Marcegaglia e il premier Berlusconi. Per il segretario Cgil è «un fatto gravissimo». Intanto il Direttivo ha deciso: il 12 dicembre braccia incrociate, ma probabilmente solo 4 ore e per territori
Antonio Sciotto
ROMA
L'invito a Palazzo Grazioli - residenza romana di Berlusconi - non ha certo rasserenato gli animi: il «summit» sulla crisi che si è tenuto due sere fa, era riservato infatti solo a Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil), insieme ai ministri economici e del lavoro, e al presidente della Confindustria Emma Marcegaglia: ha sancito la volontà del governo di separare i sindacati, spingendo a maggior ragione la Cgil a indire lo sciopero generale. Al Direttivo di ieri, il segretario Guglielmo Epifani ha definito «gravissimo» quello che è accaduto in casa del premier, e con un voto all'unanimità ha ricevuto il mandato per proclamare lo stop generale della confederazione il prossimo 12 dicembre. Le modalità verranno decise dalla segreteria di lunedì prossimo, ma pare già definito che non sarà di 8 ore con manifestazione a Roma, ma molto più probabilmente di 4 ore con iniziative e presidi territoriali.
Appare evidente, a questo punto, che anche i metalmeccanici e il pubblico impiego sciopereranno secondo le direttive che verranno impartite dalla segreteria confederale, e che dunque la manifestazione nazionale dei meccanici prevista per il 12 dicembre verrà convertita in iniziative territoriali. Ma è significativo che Fp e Fiom - da cui era nato l'impulso per la fermata generale, e che erano pronte a sfilare insieme a Roma in un corteo nazionale - abbiano fissato le loro direzioni in contemporanea, subito a seguire la segreteria Cgil di lunedì. Un'intesa tra le due categorie che viene confermata.
Tornando a Epifani, ha spiegato al Direttivo che «quello che è accaduto ieri sera (due sere fa, ndr), se confermato, è gravissimo, senza precedenti». «Il presidente Berlusconi - ha continuato - dimostra così di non avere alcun rispetto nei confronti dei suoi interlocutori, quando esprimono opinioni diverse dalle sue. Sul tema della crisi il governo non prevede momenti formali di confronto con tutte le parti sociali, mentre quelli 'riservati' li tiene solo con alcuni soggetti, escludendo la Cgil, l'Ugl e tutte le altre rappresentanze di impresa. Nei confronti della Cgil è un comportamento particolarmente grave perché abbiamo inviato al governo e alle altre parti sociali una piattaforma con le proprie proposte per affrontare la crisi - ha aggiunto Epifani - Il governo esprime la volontà di non aprire un confronto con la Cgil».
Il leader della Cgil ha chiesto quindi «un immediato incontro con il governo» e ha annunciato che invierà una lettera ai segretari di Cisl e Uil e al presidente di Confindustria con la quale chiederà conferma dell'incontro a Palazzo Grazioli: «Quell'incontro, se confermato, apre un problema formale nei rapporti con gli altri sindacati e con la Confindustria».
Passando all'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Direttivo Cgil - anche questo, un fatto importante - esso «approva la proposta per far fronte alla crisi economica e sociale presentata all'Assemblea delle delegate e dei delegati» il 5 novembre scorso. Il testo continua affermando che «di fronte ai problemi del Paese, il governo ha il dovere di aprire un confronto serio e trasparente con le grandi forze di rappresentanza sociale. La scelta di non aprire questi tavoli, di sostituirli con incontri, più o meno riservati, che tendono a escludere i più, a partire dalla Cgil, e dalle altre associazioni di impresa, rappresenta un fatto di eccezionale gravità, proprio mentre tutto esige regole democratiche e trasparenti, di democrazia e rappresentatività sindacale. Questo fatto, insieme, racchiude l'esistenza di una conseguente relazione tra lo stato del confronto sulla riforma del modello contrattuale e la volontà del governo di dividere le organizzazioni sindacali e premere in direzione di un accordo separato».
Dalle ultime parole, si vede chiaramente che la Cgil legge in questa fase politica l'intento esplicito del governo di riaprire una stagione di accordi separati, a partire da quello con la Confindustria sulle regole contrattuali, come già d'altra parte avvenne con il Patto per l'Italia del 2002, quello che diede la stura alla legge 30, la cosiddetta «legge Biagi» che in pochi anni ha aggravato la precarizzazione del lavoro.
Appare in «brodo di giuggiole» il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sostenitore pervicace dell'isolamento della Cgil, che ieri a più riprese ha dichiarato che «ormai la Cgil si è isolata, più per valutazioni politiche che sindacali». Raffaele Bonanni ha taciuto, mentre Luigi Angeletti ha rincarato affermando che «nella Cgil è prevalsa la linea dell'antagonismo».