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Manifesto: Meno didattica e nuovi tagli Gelmini riforma i licei

Via libera dal cdm. Protestano i sindacati: «Qualità a rischio»

13/06/2009
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il manifesto

Stefano Milani
ROMA
Per tagliare i professori è necessario tagliare l'offerta formativa. La matematica non è un'opinione neanche per Mariastella Gelmini. Ieri il ministro dell'Istruzione era raggiante, da pochi minuti il consiglio dei ministri aveva dato il via libera al suo regolamento che ridisegna, a suon di sforbiciate, l'intero «assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei», e già parlava di riforma «epocale». Che va nel solco «della tradizione e dell'innovazione». Epocale chissà (non è che si discosti poi tanto da quella riforma che ottantasei anni fa il filosofo neoidealista Giovanni Gentile aveva consegnato al primo governo Mussolini), restrittiva sicuramente. Meno ore di lezione e meno didattica per colpa delle limitate risorse finanziarie messe in campo dal ministro Tremonti. Non lo dicono solo i sindacati lo dice il ministro Gelmini stesso, o meglio il testo fresco di approvazione che all'articolo 1 recita testuale: i nuovi licei «sono volti a una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, tali da conferire efficacia ed efficienza al sistema scolastico». Poca disponibilità e dunque, poca anche la qualità.
Per buona pace degli studenti che, a partire dal 2010, non avranno più l'imbarazzo della scelta. Dagli attuali 400 indirizzi si passa, infatti, direttamente a 6 licei con 10 opzioni. Due le novità: il liceo musicale e il liceo delle scienze umane che andranno a far compagnia ai quattro evergreen (classico, scientifico, linguistico e artistico). Al primo saranno inizialmente istituite 40 sezioni musicali e 10 coreutiche e potranno essere attivati in collaborazione con i conservatori e le accademie di danza per le materie di loro competenza. Il liceo delle scienze umane sostituisce invece quello sociopsicopedagogico e si baserà sull'approfondimento dei principali campi di indagine delle scienze umane, della ricerca pedagogica, psicologica e socio-antropologico-storica.
Interessante, direte voi. Peccato che non ci sono i soldi ed è l'anticamera di nuovi tagli, dicono insegnati, operatori scolastici e sindacati. Per Piero Bernocchi il regolamento dei licei è «un ulteriore immiserimento della scuola pubblica». Il rischio è che la qualità vada a farsi benedire. «Nel biennio iniziale - continua Bernocchi - l'orario sarà ridotto a 27 ore e per tornare sopra le 30 ore bisogna spostarsi al triennio, ma comunque non più di 31 ore». Meno didattica, meno qualità ma anche, in termini strettamente economici, meno 7-8% di docenti. Per Flc Cgil e Uil scuola far partire la riforma dei licei, nel 2010, in prima e seconda, si rischia «il caos». Il perché è semplice: chi si iscrive questo settembre, nel 2009, sceglie un indirizzo che l'anno dopo potrebbe essere stravolto o non esistere più, visto che la Gelmini ha deciso di fare sostanzialmente piazza pulita delle 400 sperimentazioni oggi esistenti. Un esempio: chi si iscrive quest'anno all'istituto d'arte, in seconda, l'anno prossimo dovrà sostanzialmente cambiare scuola: l'istituto confluirà nel liceo artistico. La maggior parte degli studenti, peraltro, oggi è iscritta in percorsi sperimentali molti dei quali saranno cancellati per confluire nei sei indirizzi decisi dal ministero. «Altro che riforma epocale - dice Mimmo Pantaleo segretario generale della Flc-Cgil - è ispirata solo da una logica di tagli». Critica anche l'opposizione. Secco il giudizio dell'ex ministro della pubblica istruzione e attuale responsabile Educazione del Pd, Beppe Fioroni: «Ormai la scuola è diventata proprietà privata del ministro del Tesoro. Tutto si basa su riformare non per migliorare ma per togliere soldi con cui sanare il debito dello Stato».
Il nuovo modello partirà gradualmente, coinvolgendo dall'anno scolastico 2010-2011 le prime e le seconde classi, per poi entrare a regime nel 2013. Tra le altre novità che interessano strettamente gli studenti, la riforma prevede la «valorizzazione» della lingua latina (come insegnamento obbligatorio nel liceo classico, scientifico, linguistico e delle scienze umane e come opzione negli altri licei). E ancora l'incremento orario della matematica, della fisica e delle scienze. Ritorna poi un vecchio pallino di Berlusconi: il potenziamento delle lingue straniere. Si rivede una delle famose tre «I». Inglese o di Ignoranza?