Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto-Moratti si dimette, anzi no

Manifesto-Moratti si dimette, anzi no

Moratti, si dimette anzi no Niente ferie per la ministra-manager costretta a fronteggiare l'intero consiglio dei ministri. E Berlusconi IAIA VANTAGGIATO Se ne va. Anzi resta. Voci insistenti darebb...

05/08/2002
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Moratti, si dimette anzi no
Niente ferie per la ministra-manager costretta a fronteggiare l'intero consiglio dei ministri. E Berlusconi
IAIA VANTAGGIATO
Se ne va. Anzi resta. Voci insistenti darebbero per imminenti le dimissioni di Letizia Moratti dopo il colpo che è stata costretta a incassare - due giorni fa - durante il consiglio dei ministri che ha bocciato la sua richiesta di sperimentazione della riforma. I soldi non ci sono e le istituzioni non possono essere aggirate con un semplice decreto ministeriale. Si scelgano dei campioni e si proceda come in un test: ma non si parli di riforma. E persino per la "scrematura" Moratti dovrà essere affiancata da un tutor: sarà Gianni Letta - campione di mediazione - a darle una mano. "In realtà, le stanno procurando una serie di brutte figure - commenta Enzo Carra, responsabile cultura per la Margherita - di cui non avrebbe assolutamente bisogno. Basterebbe più semplicemente prendere atto del fatto che Moratti non è il ministro della pubblica istruzione. Lei stessa dovrebbe tenerne conto soprattutto dopo le parole di Tremonti, Giovanardi e degli stessi centristi". Bene, allora si dimette. "No, non lo farà - afferma il leader della Cgil scuola Enrico Panini - perché questo governo non riuscirebbe a reggere le dimessioni di un ministro (sarebbe il terzo, ndr) su cui ha investito e su cui ha costruito gran parte della sua campagna elettorale." E infatti, secondo molti, la Guerriera non si arrenderà. Piuttosto, "minaccerà" le dimissioni: per difendersi prima e contrattaccare poi. Di certo passerà il mese d'agosto chiusa nel suo ufficio di viale Trastevere. E per le ferie, si vedrà. Magari a settembre dopo che il consiglio nazionale della pubblica istruzione avrà espresso il suo parere e la presidenza del consiglio avrà preso in esame la sua nuova proposta "per una sperimentazione limitata e contenuta solo a qualche unità, geograficamente distribuita che possa costituire un test utile ai fini della riforma".

Come che sia dovrà lavorare e prendere delle decisioni: in difesa o in attacco. Che altro potrebbe fare una manager di successo se il suo consiglio d'amministrazione l'accusasse di aver sforato il budget di spesa? E come si comporterebbe un'imprenditrice spregiudicata di fronte alla bocciatura senza appello del suo ultimo ma troppo costoso progetto? Letizia Moratti è sempre stata considerata manager di successo e spregiudicata imprenditrice. E ora si ritrova davanti un ministro del Tesoro che non solo l'accusa di avere un "buco" di bilancio per il 2001 ma che si rifiuta di sborsare "anche un solo centesimo" per la sperimentazione della riforma. Come se non bastasse, ci si mette pure il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi: "La riforma - le spiega parlando come a una studentessa di giurisprudenza in attesa di sostenere il suo primo esame di diritto pubblico - deve uscire dal parlamento. Non per via amminitrativa".

Poco male, avrà pensato Moratti, più avvezza ad aver a che far con capitani di industria che non di dicastero. Ma proprio qui è arrivata la mazzata finale, il colpo basso del suo più fedele amico e alleato: "Letizia - le è si rivolto paternalisticamente Silvio Berlusconi durante il concitatissimo consiglio dei ministri - prendi una scuola al nord, una al centro e l'altra al sud". Non ha detto "Che ti costa?" ma di certo ai "costi" - quelli veri - c'ha pensato. E' un imprenditore serio, lui. E poi, chissà, magari un altro interim...

Sensibile al problema, anche Gianfranco Fini: "Se si presentano 50 mila ragazzi per chiedere l'iscrizione anticipata alle elementari, come li accogli? Dove sono le aule?". Per non parlare dei ritardi nelle nomine, della minaccia di chiudere - è il caso della Campania - numerose scuole, dei tagli che colpirebbero l'intero corpo docente: 80 mila posti di lavoro a rischio, un terzo dei 250 mila attuali. Bordate da ogni dove - insomma - per chi non è abituato a perdere.

"E' una sperimentazione-pasticcio - denuncia Panini - anche se la decisione del consiglio dei ministri ridimensiona quantitativamente il problema ma non lo risolve". Quali saranno, per intenderci, le scuole pilota considerato che ad agosto sono tutte chiuse e non si può scegliere ciò che non si conosce? Si infittisce il pasticciaccio brutto di viale Trastevere. E la poltrona di Moratti vacilla. Indipendentemente dal suo volere.