Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto: Movimenti uniti contro la crisi

Manifesto: Movimenti uniti contro la crisi

Studenti, ricercatori e professori precari, movimenti per la casa, migranti e centri sociali. Il tentativo (riuscito) di ricostruire uno spazio comune con il sindacato

17/10/2010
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Roberto Ciccarelli
ROMA
Covavano diritti, non violenza. Lo slogan che spiccava ieri su uno degli striscioni di Action, oltre che su centinaia di magliette indossate da migranti, è stata la risposta a chi per un lunghissimo istante ha sperato che il corteo Fiom si trasformasse in un riot metropolitano. L'unico retaggio degli anni Settanta è stato quello del ministro del Lavoro Sacconi quando ha immaginato che il corteo del movimento di lotta per la casa, per i diritti dei migranti e dei centri sociali schierato dietro lo striscione «uniti contro la crisi» fosse popolato di «cose passate». «Lanciare strali contro questa manifestazione, che è politica e non solo sindacale, - ha spiegato Andrea Alzetta - è il solito vecchio schema. Noi invece diciamo al sindacato che non è più possibile difendere solo il lavoro dipendente garantito ma anche quello delle generazioni future e dei migranti».
Nemmeno il tentativo di denunciare una spaccatura tra gli eredi del movimento no-global - da un lato «pericolosi facinorosi» che tacciono e distruggono, dall'altro lato pacifici costruttori di volenterose idee - è tornato utile per comprendere lo spirito della nuova generazione di studenti medi e universitari, di ricercatori e docenti della scuola che ha composto il nutrito spezzone di diecimila persone partito di buon'ora dalla Sapienza dietro lo striscione «sapere bene comune».
E non era un'«accozzaglia» il corteo che ha aspettato più di tre ore prima di avanzare da piazza dei Cinquecento in direzione dell'Esquilino e di piazza San Giovanni, ma il risultato di un movimento che negli ultimi mesi si è mosso efficacemente contro il progetto di ridimensionamento dell'università pubblica e di precarizzazione del lavoro della conoscenza. Nessuna reminescenza del passato, come invece pensano i cinici laburisti passati tra le file della destra berlusconiana, ma al contrario prodotto della ricerca unitaria di un futuro diverso. «In questo paese vengono negate le garanzie sociali agli operai e a chi lavora con i saperi - ha detto Luca Cafagna, studente della facoltà di Scienze Politiche della Sapienza - Questa manifestazione è l'occasione per ricostruire uno spazio pubblico con il sindacato, con il movimento dei beni comuni, con quello studentesco. È ormai tempo di costruire un nuovo stato sociale per i lavoratori dipendenti e per quelli che non hanno le stesse garanzie».
In tutti i discorsi ascoltati dall'amplificazione ad «impatto zero» montata sul camion elettrico che avanzava a fatica tra le strade dell'Esquilino è tornata, pesante come un macigno, l'affermazione del presidente dell'Inps Antonio Mastropasqua secondo il quale i «lavoratori parasubordinati» non avranno una pensione tra 30 anni. La stragrande maggioranza dei partecipanti al corteo dedicato ai saperi e ai diritti sociali erano giovani iscritti alla gestione separata dell'Inps oppure lavoratori autonomi che hanno iniziato a lavorare prima del 1995 (anno di applicazione della riforma delle pensioni). «Fare come in Francia» è la loro risposta ad un problema epocale che tutti in Italia sembrano volere nascondere sotto il tappeto. I grandi scioperi francesi di questi giorni vedono liceali e pensionati chiedere l'allargamento delle garanzie sociali alle nuove forme del lavoro non garantito.
Ispirati da questo modello, i movimenti chiedono al sindacato un nuovo progetto di società e di sviluppo basato sul lavoro della conoscenza che metta finalmente sullo stesso piano i diritti del lavoro dipendente e di quello indipendente. «Il sindacato deve avere la forza di parlare con ciò che di nuovo si muove nella società - ha riconosciuto Francesco Sinopoli, componente della segreteria nazionale Flc-Cgil - l'università e la scuola sono l'avanguardia di un movimento che ieri è riuscito a rinviare la riforma Gelmini, ma che oggi dovrà affrontare il futuro di un'intera generazione».
A questa sfida culturale, prima ancora che politica, sarà dedicata l'assemblea organizzata stamattina nell'aula A della facoltà di scienze politiche della Sapienza alla quale parteciperanno tra gli altri il segretario Fiom Maurizio Landini e Gianni Rinaldini.
Il progetto, ambizioso, è quello di rompere l'egemonia del berlusconismo che ha investito il ceto medio e quello popolare, i garantiti e i non-garantiti attraverso un patto intergenerazionale che superi il conflitto tra i vecchi e i giovani, i bianchi e i neri. «Il percorso che abbiamo iniziato con la Cgil - afferma Luca Casarini - non è una semplice alleanza, ma la ricerca di un terreno comune tra istanze sociali e soggettività che spesso restano isolate. È importante che Landini abbia richiamato la necessità del reddito di cittadinanza, per noi è l'unico strumento per affrontare gli effetti di questa crisi che produrrà una crescita ridotta senza occupazione».
Altro capitolo è il problema fiscale che ai lavoratori autonomi, come a quelli parasubordinati, impone tassi alti «ai limiti della rapina e questo vale anche per il lavoro dipendente - continua Casarini - Non lo considero un problema corporativo, riguarda al contrario la redistribuzione della ricchezza».