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Manifesto-Natale con i tuoi

Natale con i tuoi MARIUCCIA CIOTTA Il "caso del presepe" è arrivato alla Camera nella forma del question time rivolto al ministro Giovanardi per iniziativa di Alleanza nazionale. Insegnanti di scu...

10/12/2004
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il manifesto

Natale con i tuoi
MARIUCCIA CIOTTA
Il "caso del presepe" è arrivato alla Camera nella forma del question time rivolto al ministro Giovanardi per iniziativa di Alleanza nazionale. Insegnanti di scuole elementari e medie avrebbero dimostrato uno zelo "che sfiora l'insulto alla civiltà italiana" in segno di rispetto per le altre confessioni. Dal Veneto (soprattutto) alla Lombardia, dalla Toscana all'Emilia Romagna "emergono atteggiamenti intolleranti e astiosi nei confronti della religione cattolica", il ministro risponda, chiede il centro-destra. Giù le mani dal sacro simbolo della cultura occidentale, stretta in un unico monolite laico-cristiano contro l'invasione islamica, che minaccia i nostri "valori", risponde il ministro. Ma quali valori rappresenta il presepe nelle case dei leghisti, che chiedono finanziamenti per le scuole devote, e nelle case di Luca Volonté? "Senza presepe - dice l'esponente dell'Udc - ci si incammina lungo la via dell'ateismo di stato" quando proprio oggi anche "un filosofo come Habermas riconosce la necessità di una forte identità culturale e civile". Da sotto il mantello di Giuseppe immaginiamo spuntare un kalashnikov mentre gli angeli si prepararo al bombardamento aereo degli istituti privi del sacro simbolo. Anche quel piccolo set fatto di muschio e di terracotta - narrazione infantile confusa con il nordico albero di Natale e con la strega-befana di un celtico Halloween - è brandito in questi giorni per dividere bambini da bambini, culture da culture. E anche a Londra, la città multicultare, infuria la polemica, tanto che il tabloid The Sun urla in prima pagina "Salvate il nostro Natale" di fronte alla cancellazione di recite, decorazioni e del tradizionale Merry Christmas perché contiene quell'ingombrante "Christ".

Da una parte un laicismo così "politicamente corretto" da sottrarre piaceri immaginari e negare il contagio, lo scambio e l'opera aperta a ogni sguardo meticcio, mentre perfino i trevigiani islamici, figli e genitori, negano di ritenersi offesi dal presepe. Dall'altra la vasta schiera di pensatori, politici e prelati che strumentalizzano lo scontro e si giocano il bue e l'asinello per sostenere le proprie ragioni.

Quella di una guerra sanguinaria, crociata occidentale guidata da un presidente che prega insieme ai suoi ministri prima di impartire lezioni di torture e di contare i morti civili. E di una guerra divina alla secolarizzazione per cui nessun sentimento di fratellanza sarebbe possibile al di là dell'appartenenza a questa o a quella fede. "Anche l'Islam - ricorda il rappresentante vaticano - riconosce la figura di Gesù come quella di un profeta". Allora siamo a posto.

Il caso scoppia, apparentemente frivolo, in uno scenario devastante di mondo, dove metà dell'umanità vive con la mancia dell'altrà metà senza fare notizia. Statistiche.

Con quale coraggio i razzisti della Lega o gli ex-dc, entrati con un certo disgusto nel governo dei tagliatori di tasse ai ricchi, predicano di valori etici?

E se il presepe rappresentasse qualcos'altro? Fosse semplicemente il luogo di una cultura della pace, uno spazio franco, un microcosmo senza frontiere, che accoglie di anno in anno "eroi" laicissimi come Arafat o come Beckham, e che in questo 2004 ha visto popolarsi le bancarelle di statuette ancor più arabeggianti in una dislocazione spazio-temporale inedita.

Il simbolo si sottrae alla rissa e si ricompone in un'altra dimensione di sé. Ci dice altre cose, come un regalo di Natale senza destinatario. Un giocattolo senza bambino.

Allora giù le mani dalla carta con le stelle, dai re magi e anche da un bambin Gesù che ha la fortuna di non morire ogni sei secondi come capita a cinque milioni di piccoli ogni anno.