Manifesto: Nel Meridione studenti più bravi che al Nord. Poi il Miur ci ripensa
Dopo le ultime polemiche agostane sul federalismo scolastico targato Carroccio che vorrebbe prof di madre lingua padana salire in cattedra ad insegnare culture e tradizioni della loro terra, arriviamo all'assunto che i colleghi meridionali oltre ad essere troppi e a rubare il lavoro ai colleghi del nord (questo pensano a Vicenza) ora sono anche dei disonesti.
Stefano Milani
Ciucci o piccoli Einstein? Ritorsione leghista o vecchio stereotipo? Dopo le ultime polemiche agostane sul federalismo scolastico targato Carroccio che vorrebbe prof di madre lingua padana salire in cattedra ad insegnare culture e tradizioni della loro terra, arriviamo all'assunto che i colleghi meridionali oltre ad essere troppi e a rubare il lavoro ai colleghi del nord (questo pensano a Vicenza) ora sono anche dei disonesti. Collusi con gli studenti bisognosi della soffiata e dell'aiutino per risolvere l'infame equazione o il dubbio grammaticale. Tutto vero e tutto nero su bianco nel resoconto appena pubblicato dall'Invasi (l'Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico nazionale) sul test a carattere nazionale, che gli studenti di terza media hanno compilato durante l'esame finale di giugno. Leggendo i risultati della prova - che ha come obiettivo quello di verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti e che ha coinvolto oltre 560.000 iscritti in quasi 6.000 scuole secondarie di primo grado - ci sono delle «anomalie».
Che non emergono a leggere la classifica ufficiale, dove ci sono pochi dubbi: gli studenti del Sud prendono voti più alti che nel Nord. Ma come, non è possibile! Avranno esclamato sopra il Po, dove tra università virtuose e scuole con «docenti superiori», proprio non si capacitano dell'affronto. A tranquillizzarli e a rimettere le cose in ordine ci pensa l'Invalsi con i suoi dati per che invertono la rotta: «In generale, si osserva che gli allievi del Centro-nord conseguono risultati significativamente più elevati rispetto a quelli del Sud». Dati che emergono dalla «particolare» elaborazione che ha fatto l'Istituto, dopo che alcuni suoi ricercatori si sono accorti che qualcosa non andava nei risultati dei test (uguali per tutti, uno di italiano e l'altro di matematica). Tanto da affermare, con tanto di nota ufficiale, che nel campione analizzato per avere i primi risultati «emergono, in maniera evidente, dei segnali che indicano comportamenti opportunistici in alcune scuole. Questo fenomeno ha richiesto una procedura di correzione dei dati (editing statistico) per eliminare l'effetto distorsivo prodotto dai suddetti comportamenti anomali. Le analisi proposte fanno riferimento, quindi, ai dati netti, ovvero dopo la procedura di editing statistico».
In altre parole, in sede di correzione i prof dell'Invalsi si sono accorti che qualcuno ha barato nei test falsando così i risultati. È scattata dunque la squalifica, i relativi punti di penalizzazione. E così i ragazzi meridionali da scudettati sono finiti direttamente in zona retrocessione.