Manifesto:Nella scuola degli immigrati: «Noi un ghetto? Il problema è il territorio»
ROMA La Pisacane, nel quartiere multietnico di Torpignattara, è nel mirino del centrodestra. «Qui siamo l'unico modello di integrazione»
Eleonora Martini
ROMA
Non poteva mancare, nel primo giorno di scuola, il solito attacco alla scuola elementare e materna Carlo Pisacane di Roma, entrata suo malgrado nell'album delle "figurine del Male" del centrodestra. Esempio quanto mai calzante di «scuola-ghetto con irrilevante o inesistente presenza di bambini italiani» che provoca agli iscritti, indistintamente, «disagi ambientali e scolastici», e la cui dirigenza ha commesso errori «dettati dall'ideologia politica e dal mancato rispetto dell'accordo di rete voluto dal Comune di Roma». La descrizione, che calza perfettamente alla nuova campagna della ministra Mariastella Gelmini - tetto ai bambini immigrati e «fuori dalla scuola chi fa politica» - è del deputato Pdl Fabio Rampelli che così ha commentato la "notizia" Ansa secondo la quale anche molti genitori immigrati, esattamente come quelli italiani, si sono fatti convincere dal refrain dominante che stabilisce l'equazione «più bambini italiani doc uguale una scuola migliore».
Ma, tanto per smentire subito le eventuali accuse di militanza politica, il personale didattico della Pisacane non risponde. Inutile insistere. A parlare invece è il presidente del VI municipio, che comprende il quartiere di Torpignattara dove sorge la scuola, Gianmarco Palmieri. E con lui innanzitutto si analizzano i dati: nei due plessi della scuola Pisacane distanti meno di un chilometro l'uno dall'altro, il numero di bambini di origine non italiana è del 52%. Percentuale che sale all'82% nel solo plesso di via dell'Acqua Bullicante. Un dato questo che smentisce la tesi secondo la quale l'incidenza di alunni "stranieri" (solo di provenienza, perché i bambini sono nella stragrande maggioranza dei casi perfettamente italianofoni) sia dovuta ad una politica scolastica particolarmente «accogliente» per gli immigrati. E allora perché si concentrano in questa scuola che peraltro ha ricevuto molti premi per la didattica? «Il problema semmai sta in un territorio - racconta Palmieri - dove si concentrano gli immigrati e dove invece la scuola è l'unico strumento di integrazione. Il problema c'è ma non si risolve con un tetto che viola l'autonomia scolastica e la libertà delle famiglie, non solo quelle immigrate, di iscrivere i bambini nella scuola più vicina alla propria abitazione. Va individuato invece uno strumento complessivo, come era il contratto di quartiere, che lavori a 360 gradi per cambiare il territorio dal punto di vista economico, sociale, culturale, urbanistico e infrastrutturale».
D'altra parte i numeri parlano chiaro: nel 2008, secondo il dossier della Caritas, nel quartiere Torpignattara c'erano 6.393 immigrati residenti, su 48 mila abitanti. Ma il dato, spiega il responsabile del dossier Franco Pittau, «va aumentato di un 8-9% di stranieri non ancora registrati come residenti». Questa popolazione, però, si concentra in una zona molto ristretta attorno alla scuola Pisacane. Qui, tra gli immigrati il 20,6% sono minori, e rappresentano il 14% dei minorenni residenti. Anche in questo caso il numero va corretto con i non residenti, che sono molti perché il quartiere è ormai diventato un punto di riferimento soprattutto per le comunità bangladeshe. Complice anche un mercato degli affitti da strozzini (40 metri quadri a non meno di 900 euro) che costringe gli immigrati a convivenze forzate e quanto mai dannose all' integrazione. Un fenomeno simile si ha nel quartiere centrale dell'Esquilino dove gli stranieri sono il 25% della popolazione e in una scuola come la Federico Di Donato, vicina al cuore multietnico di Piazza Vittorio, i bambini "immigrati" superano il 52%. Ma nell'album dei cattivi del centrodestra per ora c'è solo la Carlo Pisacane. Per ora.