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Manifesto-No alla "stangata" La Cgil avvia la mobilitazione

No alla "stangata" La Cgil avvia la mobilitazione Il sindacato si aspetta "meno servizi e più tasse locali", e propone a Cisl e Uil una lotta unitaria. Delusi anche gli industriali, mentre i commer...

01/10/2004
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il manifesto

No alla "stangata" La Cgil avvia la mobilitazione
Il sindacato si aspetta "meno servizi e più tasse locali", e propone a Cisl e Uil una lotta unitaria. Delusi anche gli industriali, mentre i commercianti si oppongono alla revisione degli studi di settore: "E' una stretta mortale"
CARLA CASALINI
Ha fatto il pieno di del punteggio negativo in un colpo solo, il vice di Tremonti assurto al ruolo di ministro dell'economia, alla sua finanziaria son tutti contro, dagli artigiani ai costruttori di case, c'è maretta persino nella maggioranza - Fini scrive a Berlusconi, Maroni promette rimedi tramite emendamenti - ma la denuncia più forte, corale, arriva da Comuni, Province, Regioni. "I trasferimenti agli enti locali fra il 2003 e il 2004 diminuiscono di 410 milioni di euro", una riduzione media del 3,06% che per Comuni piccoli o "sottodotati" sfiora il 40%: di anno in anno le finanziarie continuano a tagliare, e ora a incrudelire la situazione ci si metterà anche il "famigerato 168", il decreto tagliaspese di luglio, per arrivare al tocco finale di quel che prepara la nuova legge finanziaria. Ieri, il giorno dopo la presentazione della manovra, l'occasione per raccogliere i dissensi l'ha offerta lo Spi-Cgil, presentando i dati del Rapporto annuale dell'Osservatorio sulle politiche sociali : presenti a discuterne con la segretaria dello Spi Betti Leone e Guglielmo Epifani, il sindaco di Bologna Cofferati, Bubbico presidente della Basilicata, Cecchini per la Provincia di Roma, e Arturo Bianco dirigente dell'Anci.

Anche quest'anno - sono i dati dell'Osservatorio - ci sarà un taglio al welfare da parte dei comuni: un 15% in meno a livello nazionale, con punte del 20% nel Sud; e a differenza del periodo 2002/2003, quando le decurtazioni colpivano la "spesa sociale allargata", ossia tempo libero, sport, e la spesa per la cultura (tagliata particolarmente al Sud), nel 2004 i tagli locali toccheranno anche i servizi sociali in senso stretto, "con particolare riferimento alla spesa corrente per gli anziani".

Le cause sono presto dette: la scure sui trasferimenti agli enti locali, e insieme il blocco della finanza locale ("in attesa dell'ancor lontana applicazione dell'art.119 della nuova Costituzione"); la "sottostima del fabbisogno sanitario e sociale" - colpevole il decreto 56 del 2000 che moltiplica le diseguaglianze tra Nord e Sud. Poi le nuove "competenze" trasferite alle amministrazioni locali, "senza le risorse". C'è solo "un federalismo della spesa", commenta Francesco Montemurro, dell'Osservatorio Spi.

E cosa promette ora il governo?, nuovi tagli confezionati in un'operazione di "propaganda" politico-elettorale: "Berlusconi costruisce le condizioni per diminuire lui le tasse, sperando di raccogliere consenso, e obbliga gli enti locali ad aumentarle per coprire i buchi, e c'è chi maliziosamente osserva che dopo l'esito delle amministrative questa tendenza si è accentuata", è il tocco in più di Cofferati. Poi l'esame della situazione dei comuni "la cui azione riguarda la stessa coesione sociale", sotto la minaccia della nuova finanziaria: "spetterà all'Anci, come rappresentanza collettiva, esaminare dettagliatamente per poi decidere le iniziative adeguate", insiste Cofferati.

Per quanto riguarda i sindacati dei pensionati - di fronte alla decurtazione delle spese per gli anziani, "che deprimono lreddito e socialità", la scelta la faranno unitariamente oggi, conclude Betti Leone, "decidendo le forme di mobilitazione".

La situazione dei Comuni è a un punto di crisi pericolosa: se precedentemente gli enti locali avevano compensato la mancanza di trasferimenti con l'aumento dell'Irpef addizionale, dopo il blocco impositivo prescritto per due anni (che dovrebbe essere tolto), hanno ripiegato sui contributi per i rifiuti, l'Ici sulla casa, l'aumento delle tariffe, e la vendita di beni immobili solo per fare cassa. Ma sono provvedimenti "non ripetibili nel tempo", mentre il governo sta allestendo un'"oiperazione strutturale". I danni saranno serissimi, e soprattutto al Sud. Interviene da Roma Veltroni, l'Anci mette il dito su quel tetto del 2% di spesa che blocca gli investimenti, "e bloccherà subito le stesse opere pubbliche progettate e quelle già in corso, frutto tra l'altro anche di cofinanziamenti europei": a meno che, sostiene la nuova Finanziaria, non ci siano "maggiorazioni di aliquote e tasse locali", denunciano le Province.

E' il presidente della Basilicata Bubbico a rilanciare i problemi delle Regioni, particolarmente nel Sud: la spesa sociale regionale è assorbitaall'80% dalla spesa sanitaria, e oltre a tutto il resto il noto "decreto 56" moltiplica le sperequazioni: "Oggi la spesa pro capite è 211 euro al nord, 124 al sud, ma i trasferimenti, secondo il decreto, si baseranno sulla spesa storica, senza alcun obiettivo di perequazione, quindi il divario si moltiplicherà".