Manifesto: «Non si può accettare una scuola che esclude»
intervista a Mario Piemontese di ReteScuole
Luca Fazio MILANO
Se non è che un inizio, c'è da mettersi le mani nei capelli. Perché gli insegnanti hanno già dato in termini di resistenza - con l'enorme partecipazione dello scorso autunno - e perché si sta aprendo il primo vero anno scolastico dell'era Gelmini. Mario Piemontese (ReteScuole) vede nero, è deciso a ripartire ma non se la sente di lanciare proclami di lotta.
Cosa accadrà nei prossimi giorni?
Una gran confusione iniziale, perché non ci sono certezze sugli insegnanti che troveremo in classe, e due cose certe: l'aumento del numero di alunni per classe e la riduzione del tempo scuola.
Iniziamo dalle elementari.
Il problema principale dei tagli è la messa in discussione della compresenza degli insegnanti nel tempo pieno, con ricadute pesanti. Sarà impossibile seguire percorsi individualizzati per aiutare i bambini che presentano difficoltà di inserimento (e spesso sono stranieri), con il risultato che sarà sempre più difficile portare avanti la classe in maniera omogenea, si sta ridisegnando una scuola che porta all'esclusione. Dove non c'è forte richiesta di tempo pieno, invece, agli insegnanti è stato sottratto il tempo scuola, cioè faranno meno ore (da 33 si passerà a 30); con la propaganda del maestro unico sta passando l'idea della lezione frontale: se i bambini capiscono, bene, altrimenti mancherà il tempo per farli recuperare. Inoltre, con meno insegnanti, verranno a mancare le attività didattiche di contorno, le gite scolastiche...
E alle medie?
Qui c'è stato un attacco forte sul tempo prolungato. Sono state colpite soprattutto le cattedre di lettere, perché questi insegnanti avevano diverse ore di compresenza, un tempo che per esempio viene utilizzato per l'alfabetizzazione dei ragazzini stranieri laddove ce n'è bisogno, magari quando non hanno fatto il percorso delle elementari in Italia. Salteranno le attività laboratoriali, diventerà più feroce la selezione, e la dispersione scolastica a quell'età è un disastro. Lo stesso discorso riguarda anche le superiori: classi sovraffollate, forte rischio di dispersione scolastica (già oggi c'è una percentuale altissima di bocciature), insomma il concretizzarsi di un principio di separazione che comincia già dalle elementari. La scuola rischia di diventare un luogo che divide invece che unire.
Le premesse ci sono tutte, ma credi che anche quest'anno il mondo della scuola sarà in grado di replicare la grandiosa mobilitazione contro il governo?
Difficile fare previsioni. L'anno scorso abbiamo fatto lo sforzo straordinario di formare comitati misti per includere anche i genitori, la rete ha funzionato ed è passato il principio che questa lotta dovrà durare nel tempo. Vedremo se saprà riattivarsi, scuola per scuola. Se questo non succederà, allora tutti dovremo fare autocritica.
Gli insegnanti hanno forse maturato l'idea della sconfitta?
Non so, non direi...Chi ha lottato sapeva che il prezzo da pagare era alto e che sarebbe stata una battaglia lunga, però alcuni potrebbero essere sfiduciati dal fatto che tutti i giorni pagano già un prezzo alto. Altri, invece, se ne accorgeranno adesso: alcune colleghe stanno ancora aspettando di essere chiamate per le supplenze, e mi hanno detto che non immaginavano potesse capitare a loro.
Non ci credevano...
L'informazione in televisione è micidiale, davanti al più grande licenziamento di massa in Italia racconta che va tutto bene; e anche gli Uffici scolastici periferici ripetono la stessa solfa, tranquillizzano. Il rischio è che poi gli insegnanti entrino in una crisi profonda.
In che senso?
Non bisognerebbe mai generalizzare, ma ho la sensazione che potrebbe verificarsi una sorta di spaccatura tra chi cercherà comunque di collaborare per metterci qualche pezza e chi invece si tirerà da parte per non sporcarsi le mani. Inoltre, tra gli insegnanti garantiti, potrebbe anche prevalere l'idea che in fondo va bene così: la scuola che propone questa destra del resto è meno faticosa, è il sistema che fa fuori il rompicoglioni e tu ti autoassolvi. Ma sono sicuro che la maggioranza avrà ancora voglia di metterci tanta passione.