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Manifesto: Non solo l'industria, anche la scuola è in tilt

SARDEGNA 2000 posti in meno con la riforma Gelmini, istituti verso la chiusura

16/04/2010
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il manifesto

La crisi che investe la Sardegna non riguarda soltanto l'industria, non sono soltanto i lavoratori dell'Alcoa o quelli della Vinyls che subiscono i licenziamenti o la cassa integrazione e che sono perciò costretti a forme di lotta particolarmente dure. La recessione colpisce indistintamente tutti i settori.
Particolarmente grave è quella che investe l'istruzione pubblica. Sono oltre 2000 i posti di lavoro che, con la riforma Gelmini, saranno persi dal personale della scuola. Le stesse autonomie scolastiche subiranno una contrazione rilevante (si parla di circa 300 unità). È facile capire che cosa significhino questi dati in una regione particolarmente colpita dalla dispersione scolastica che raggiunge 1l 18%, mentre il 22% dei giovani compresi tra i 18 e i 22 anni non conseguono neppure la licenza media. In una situazione così compromessa gli obiettivi tesi alla crescita dei livelli culturali e al miglioramento della ricerca scientifica rappresentano soltanto un elemento di propaganda che non migliorerà affatto le condizioni di vita di tanti giovani, né consentirà loro gli sbocchi professionali auspicati. Ma c'è un'altra conseguenza altrettanto grave che la riforma Gelmini provocherà nell'isola. Diverse scuole rischiano di scomparire dai comuni. La Sardegna ha una densità abitativa molto bassa, per giunta la popolazione tende a concentrarsi nelle città e nelle zone costiere. I piccoli comuni, soprattutto quelli delle zone interne, si spopolano per cui il taglio degli organici e l'aumento degli alunni per classe provocheranno la chiusura di diverse scuole. In questo modo gli spostamenti da comune a comune per garantire la frequenza scolastica dei bambini creerà disagi alle famiglie a causa della inadeguatezza dei mezzi di trasporto pubblico. Nei fatti c'è il rischio molto concreto che venga vanificata la legge approvata nel 1962 che garantiva l'obbligo scolastico almeno sino ai 14 anni.
La regione sarda, mentre fa da sponda alle iniziative del ministro finalizzate alla riduzione della spesa, usa i denari propri per sostenere la scuola privata e ridare vigore alla formazione professionale come alternativa ai percorsi previsti dal sistema dell'istruzione pubblica.
Non solo dunque una contrazione dell'occupazione ma anche un abbassamento del livello culturale: questa è la prospettiva che la giunta Cappellacci sta imponendo al popolo sardo. (m.l.)